Italiano: MASCHERA TSIMWANA - Sotto il profilo plastico la maschera è caratterizzata dall'ampia fronte bombata, dalle piccole orecchie sporgenti adiacenti agli occhi chicco di caffè, dal lungo naso triangolare che si congiunge alla line delle sopracciglia e dalla piccola bocca rettangolare.
Il motivo a triangoli bianchi e neri che è presente sulla sommità, sulle guance e sotto la bocca della maschera si ritrova in alcune maschere kuba e pende, nonché nei tessuti in rafia ricamata shoowa. Ai fori presenti sui bordi della maschera veniva legata una sorta di barba di rafia, mentre agli altri elementi rituali venivano agganciati alle tre sporgenze poste sulla testa per attivarla.
I Biombo, stanziati nell'area alla confluenza fra i fiumi Kasai e Lulua, facevano parte un tempo del regno kuba retto dai Bushongo, da cui si sono poi staccati in seguito a dispute di tipo dinastico. L'influenza dei Kuba e dei vicini Kete e Lulua si riscontra nei modi di vita e nella fattispecie nelle maschere, sia per quel che riguarda le forme sia per gli elementi decorativi. Poco si sa sull'uso che veniva fatto di queste maschere; probabilmente facevano la loro apparizione durante le iniziazioni e in occasione dei funerali di persone di rango.
Sono stati individuati tre diversi tipi di maschere biombo: la maschera femminile tisimwana, la controparte maschile muluala (che ha gli occhi sporgenti come quelli di un camaleonte) e la maschera in fibre mujinga, presente anche fra le altre popolazioni vicine tra cui i Lulua. Proprio quest'ultima sarebbe a capo della gerarchia delle maschere. Il primo esemplare di maschea tisimwana è stato raccolto dall'antropologo Leo Frobenius nel 1906.