Amblypygi

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Amblypygi
esemplare di Damon diadema
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
SottoregnoEumetazoa
SuperphylumProtostomia
(clade)Ecdysozoa
PhylumArthropoda
SubphylumChelicerata
ClasseArachnida
OrdineAmblypygi
Thorell, 1883
Sottordini

Gli amblipigi (sing. amblipige; Amblypygi Thorell, 1883) sono un ordine di aracnidi che comprende 5 famiglie[1][2].

Gli amblipigi presentano un largo cefalotorace, un corpo appiattito e sono privi di appendice caudale.[3] I pedipalpi possono essere di due forme: corti e tozzi o lunghi e sottili, atti comunque alla predazione, sono aguzzi, spinosi, composti da sei segmenti, sono utilizzati per afferrare e trattenere la preda la quale viene mangiata dai chelicheri, fauci composte da due segmenti, posti sul cefalotorace tra i pedipalpi. Sono muniti di quattro paia di occhi, un paio mediano e tre laterali, quattro paia di zampe di cui il paio anteriore, molto lungo e sottile, si è evoluto in un organo di senso usato come antenne[4]. La vita degli amblipigi si svolge di notte, predano altri artropodi. I piccoli di amblipigi appena usciti dalle uova si ritrovano in una tasca ventrale nell'addome della femmina ed in seguito assumono lo stesso comportamento degli scorpioni salendo sul dorso della madre[2].

Non possiedono ghiandole velenifere e sono quindi del tutto innocui per l'uomo.

sottordine Paleoamblypygi[1]
sottordine Euamblypygi[1]

La principale famiglia degli amblipigi è quella dei frinidi che comprende circa 52 specie[1].

  1. ^ a b c d (EN) WAC - Amblypygi, su wac.nmbe.ch. URL consultato l'11 luglio 2024.
  2. ^ a b (EN) Russell J. Garwood, Jason A. Dunlop e Brian J. Knecht, The phylogeny of fossil whip spiders, in BMC Evolutionary Biology, vol. 17, n. 1, 2017-12, DOI:10.1186/s12862-017-0931-1. URL consultato l'11 luglio 2024.
  3. ^ Sapere.it, Amblipigi, su sapere.it. URL consultato l'11 maggio 2018.
  4. ^ (EN) Kenneth J. Chapin e Eileen A. Hebets, The behavioral ecology of amblypygids, in Journal of Arachnology, vol. 44, n. 1, 2016-04, pp. 1–14, DOI:10.1636/V15-62.1. URL consultato l'11 luglio 2024.

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