Antonio Russolo

Antonio Russolo (Portogruaro, 18771943) è stato un compositore italiano.

Fratello del più noto Luigi, Antonio Russolo era anch'egli un esponente del futurismo. I due costruirono gli intonarumori, strumenti musicali di cui si servirono per comporre musica futurista, e concretizzare così le teorie espresse nel manifesto L'arte dei rumori.

Luigi Russolo e Ugo Piatti con gli intonarumori

Russolo era figlio di Domenico Russolo, orologiaio e accordatore di pianoforti e organi. La famiglia si trasferì a Latisana quando Domenico divenne direttore della Scuola Filarmonica del paese e della Schola Cantorum.[1] Antonio studiò musica assieme al padre e, grazie a quest'ultimo, riuscì a superare l'esame di ammissione al Conservatorio di Musica Giuseppe Verdi di Milano.[1] Antonio Russolo conseguì una laurea in pianoforte e organo.

L'arte dei rumori

[modifica | modifica wikitesto]

Russolo aiutò suo fratello Luigi a costruire gli intonarumori, e scrisse dei brani futuristi che vedono coesistere strumenti tradizionali e intonarumori; in essi le melodie sono costantemente interrotte da boati e interferenze elettriche a bassa frequenza.[2][3] L'unica registrazione musicale pervenutaci di Russolo e dove si possono sentire gli intonarumori risale al 1921, e include i brani Corale e Serenata.[4] Queste composizioni vennero incise su un disco da 78 giri del 1924.[5] Queste partiture si rifanno direttamente al manifesto futurista L'arte dei rumori di Marinetti,[6][7] e tentano di imitare il suono della vita quotidiana, stilizzando però i materiali sonori in modo che perdano le loro qualità originali.[6] Tale modus operandi si opponeva a ciò che facevano i tardoromantici, il cui fine era quello di riprodurre la realtà nell'arte.[6]

Nel 1924, quattro brani di Russolo e due di Nuccio Fiorda vennero suonati al Théâtre des Champs-Élysées di Parigi nel corso di un concerto organizzato da Marinetti.[6][8]

Antonio Russolo morì nel 1943.[1]

  1. ^ a b c (EN) Luciano Chessa, Luigi Russolo, Futurist: Noise, Visual Arts, and the Occult, University of California, 2012, p. 75.
  2. ^ (EN) Futurismo: Its Origins, Context, Repertory, and Influence, su jstor.org. URL consultato l'11 aprile 2022.
  3. ^ (EN) Daniel Albright, Untwisting the Serpent: Modernism in Music, Literature, and Other Arts, University of Chicago, 2000, p. 211.
  4. ^ (EN) Fanfare - Volume 12, Numeri 5-6, J. Flegler, 1989, p. 423.
  5. ^ (EN) Günter Berghaus, Handbook of International Futurism, Walter de Gruyter GmbH & Co KG, 2018, p. 197.
  6. ^ a b c d (EN) Ricciarda Belgiojoso, Constructing Urban Space with Sounds and Music, Routledge, 2016, pp. 18–19.
  7. ^ (EN) Rodney J. Payton, The Music of Futurism: Concerts and Polemics. The Musical Quarterly, 1976, pp. 25-45.
  8. ^ (EN) Günter Berghaus, 2020, Walter de Gruyter GmbH & Co, 2020, p. 319.

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
Controllo di autoritàVIAF (EN222784028 · ISNI (EN0000 0003 5979 0759 · SBN DDSV036046 · Europeana agent/base/68595 · LCCN (ENnr2006009349 · BNF (FRcb14018804f (data) · J9U (ENHE987007431730705171
  Portale Musica: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di musica