Antropologia tripartita

Incisioni dall'Utriusque Cosmi di Robert Fludd, in cui le tre parti dell'essere umano, Intelletto, Anima e Corpo, sono poste in analogia col macrocosmo, e metaforicamente associate alla testa, al torace e al ventre.

Quella dell'antropologia tripartita è un'antica teoria filosofica che concepisce l'uomo come composto di tre parti, corpo (soma), anima (psyche) e spirito (pneuma), anziché di soli due elementi (corpo e anima, secondo la classica dicotomia che va da Platone a Cartesio).[1]

Spirito, anima e corpo

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Lo spirito, in quanto distinto dall'anima, alla quale sono attribuite funzioni vitali e sensitive, viene in quet'ottica ritenuto il principio dell'attività intellettiva superiore e sede della presenza divina nell'uomo.

Tale concezione, anticipata da Aristotele con il concetto di "intelletto attivo" (noos, separato e immortale), risale probabilmente a Filone di Alessandria, ebreo platonizzante, il quale usa il termine pneuma per designare lo spirito che Dio dona all’uomo con la creazione (in aggiunta ad anima e corpo, in comune con gli animali).

S. Paolo, contrapponendo la nobiltà dello "spirito" alla bassezza della "carne", così di esprimeva:

«Che il Dio della pace vi santifichi e che il vostro essere intero, spirito anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo[2]»

La tricotomia si ritrova nello gnosticismo, a cui appartiene un Trattato tripartito che suddivide gli uomini nelle categorie di pneumatici, psichici e ilici, e poi in tutto in pensiero cristiano patristico e medioevale, con diverse interpretazioni e terminologie: in modo incerto in S. Agostino (che distingue una ratio inferior e una ratio superior) ed esplicitamente in Origene, che istituisce un parallelismo fra le tre parti della natura umana e i tre sensi della Scrittura.

La questione di uno spirito nell'uomo, diverso dall'anima e perciò completamente separato dal corpo, cioè non incarnato, rimase in seguito dibattuta, finché nei Concili di Costantinopoli dell'869-870 e dell'879-880 venne affermata l'unicità dell'anima umana,[3] alla quale si attribuivano sue proprie qualità spirituali,[4] escludendo la presenza di una parte superiore intellettiva priva di unione diretta con quella carnale.[5]

Lo spirito così concepito, come luogo segreto all'interno dell'uomo in relazione permanente con Dio (o divino esso stesso), ha un ruolo fondamentale nel pensiero dei mistici, in particolare nella mistica renano-fiamminga (Ruysbroek, Eckhart, Taulero, Suso). Il concetto riecheggerà fino all'idealismo tedesco dell'Ottocento, per ritornare nei sistemi filosofico-esoterici della teosofia e dell'antroposofia.[7]

  1. ^ Henri de Lubac, Morale e mistica. L'antropologia tripartita nella tradizione cristiana, in Opera omnia, vol. 6, Jaca Book.
  2. ^ Prima lettera ai Tessalonicesi, 5, 23
  3. ^ «367 Talvolta si dà il caso che l'anima sia distinta dallo spirito. Così san Paolo prega perché il nostro essere tutto intero, «spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore» (1 Ts 5,23). La Chiesa insegna che tale distinzione non introduce una dualità nell'anima. (478) «Spirito» significa che sin dalla sua creazione l'uomo è ordinato al suo fine soprannaturale, (479) e che la sua anima è capace di essere gratuitamente elevata alla comunione con Dio. (480)» (in IQT - Catechismo della Chiesa Cattolica - Nota 478 - Concilio di Costantinopoli IV (anno 870), canone 11: DS 657. (archiviato dall'url originale il 22 ottobre 2017).
  4. ^ Nel canone 11 si afferma l'unicità dell'anima umana, contro l'idea menzionata da Fozio che ogni uomo abbia due anime, delle quali una può errare, l'altra no. (in Daniel J. Castellano, "Commentary on the Fourth Council of Constantinople".
  5. ^ Luis F. Ladaria, Antropologia teologica, Gregorian Biblical BookShop, 2011, p. 135.
  6. ^ Cfr. anche Rudolf Steiner, I tre Mondi (PDF), in Teosofia: introduzione alla conoscenza soprasensibile dell'uomo, traduzione di Emmelina de Renzis, O.O. 9, Milano, Carlo Aliprandi editore, 1922 [1904], pp. 35-63.
  7. ^ L'antica tripartizione viene in quest'ultimi ulteriormente articolata in sette parti, riflesso dei sette piani di realtà del macrocosmo, di cui la prima costituisce lo spirito o la monade divina, i successivi tre (corrispondenti all'anima o all'Ego propriamente detto) consistono in corpi sottili e immortali che sono attualmente in fase di costruzione progressiva da parte dello spirito superiore attraverso ripetute vite terrene, e gli ultimi tre negli involucri fisici, vitali ed emotivi soggetti alla morte (cfr. Arthur E. Powell, Il corpo causale: l'eredità della reincarnazione, pag. 143., cap. 26, Arianna Editrice, 2016).[6]

Voci correlate

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