Colle Ranzola

Colle Ranzola
(FR) Col de Ranzolaz
Arescoll
Il colle visto da sud
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione  Valle d'Aosta
Località collegateGressoney-Saint-Jean
Brusson
Altitudine2 170 m s.l.m.
Coordinate45°45′16.61″N 7°48′11.84″E
Altri nomi e significatiArescoll
Infrastrutturasentiero
Mappa di localizzazione
Mappa di localizzazione: Italia
Colle Ranzola (FR) Col de Ranzolaz Arescoll
Colle Ranzola
(FR) Col de Ranzolaz
Arescoll

Il colle Ranzola o colle della Ranzola[1] (in francese, col de Ranzolaz o Col de la Ranzolaz[2], in titsch di Gressoney Arescoll[3]) è un valico delle Alpi Pennine, situato a 2.170 s.l.m.[4] in Valle d'Aosta tra i comuni di Gressoney-Saint-Jean e di Brusson.

Secondo la pronuncia del patois valdostano, il toponimo in francese "Ranzolaz" va pronunciato omettendo la "z" finale, quindi "Ranzòla", come per molti altri toponimi e cognomi valdostani e delle regioni limitrofe (la Savoia, l'Alta Savoia e il Vallese).
Questa particolarità, che si discosta dalle regole di pronuncia della lingua francese standard, risale a uno svolazzo che i redattori dei registri del regno di Piemonte-Sardegna erano soliti aggiungere alla fine dei toponimi o dei nomi da pronunciare come dei parossitoni, cioè con l'accento sulla penultima sillaba, molto diffuso in francoprovenzale. In seguito, questo piccolo segno è stato assimilato a una zeta, e spesso viene erroneamente pronunciato, sia dagli italofoni che dai francofoni.

La madonnina e la lapide dedicata a Tolstoj

Il valico era in passato molto frequentato, e in particolare veniva utilizzato dagli emigranti valsesiani (in genere stagionali) diretti verso la Savoia e la Francia che, attraverso la Val Vogna e il colle di Valdobbia, raggiungevano il colle Ranzola per proseguire per il Col de Joux, oltrepassare la città di Aosta e salire al colle del Piccolo San Bernardo.[1] A cavallo tra il Settecento e l'Ottocento il crinale nei pressi del punto di valico venne fortificato con uno spesso muro a secco, ancora in parte presente, dalle truppe austro-russe impegnate nelle ostilità con l'esercito francese guidato da Napoleone[5]. Attorno a metà Ottocento il colle fu raggiunto dallo scrittore russo Lev Tolstoj, che lo cita nei suoi diari; in ricordo del suo passaggio al valico è stata posizionata una lapide che riporta le parole con il quale viene descritto il transito.[6]

Caratteristiche

[modifica | modifica wikitesto]

Il Colle Ranzola si apre tra la Punta Regina (a sud) e il monte Ciosé (in tedesco, Stallerhorn - 2.645 m)[5]. Fa parte della cresta spartiacque Évançon/Lys. Sul colle si trovano una cappella in pietra e una statua della Madonna. Dal colle si gode di un buon panorama, in particolare verso il lontano Monte Bianco, mentre in direzione del Monte Rosa lo sguardo è un po' limitato dalla costiera divisoria Lys/Évançon.[7]

Il colle dalla val d'Ayas

Il valico si può raggiungere a piedi partendo da Estoul[5], seguendo una stradina che dopo l'Alpe Finestra (2.080 m) si trasforma in un sentiero pedonale, oppure da Bieltschòcke[8]. Dal colle in una quarantina di minuti su ripido sentiero si può arrivare alla Punta Regina, così chiamata perché vi salì nel 1898 la Regina Margherita.[7]

  1. ^ a b AA.VV., Le Alpi e l'Europa: Uomini e territorio, Laterza, 1974, p. 260. URL consultato il 13 luglio 2020.
  2. ^ Geonavigatore RAVdA - Regione autonoma Valle d'Aosta.
  3. ^ Navigatore Cartografico SCT (3.14.0), su geonavsct.partout.it, Regione Autonoma Valle d'Aosta. URL consultato il 13 luglio 2020 (archiviato dall'url originale il 16 maggio 2019).
  4. ^ Colle Ranzola, su varasc.it. URL consultato il 15 ottobre 2017.
  5. ^ a b c Berutto, Cervino - Matterhorn e Monte Rosa, pag. 116-117.
  6. ^ Gilles Bertrand e Maria Teresa Pichetto, Chemins du voyage en Italie, Musumeci, 2001, pp. 114-115. URL consultato il 13 luglio 2020.
  7. ^ a b AA.VV., Da Estoul al Colle Ranzola, in Passeggiate sulle Alpi, Club Alpino Italiano / Corriere della Sera, p. 129. URL consultato il 13 luglio 2020.
  8. ^ Ada Quazza, La valle di Gressoney, in Piemonte, Valle d'Aosta: Torino, Alpi, Monferrato, Verbano, Langhe, Ossola, Touring Editore, 1996, p. 205. URL consultato il 13 luglio 2020.
  • Giuilio Berutto, Cervino - Matterhorn e Monte Rosa, Torino, IGC, 1996, ISBN non esistente.
Cartografia

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]