Cucina ciadiana

Carne alla griglia

La cucina ciadiana comprende le abitudini culinarie del Ciad. Essa varia da regione a regione[1] e si basa su un grande assortimento di prodotti, nonostante il clima arido del paese.[2]

Boule fatto con sorgo rosso

La cucina ciadiana si fonda sul consumo di sorgo e di miglio. Da questi cereali si produce un porridge addolcito chiamato bouille, tipicamente consumato in occasione della rottura del digiuno nel Ramadan oppure a colazione, ed è consigliato alle donne incinte o ai malati.[3][4]

Il piatto nazionale del paese è il boule, un impasto sferico a base di miglio che viene immerso in una salsa a base di gombi, aglio, pomodori secchi e peperoncino. Nel nord del paese i sughi tendono a essere più speziati e a includere più carne,[4] come nella regione del Sahel, dove è diffusa la carne di capra cotta alla griglia e condita con succo di limone e peperoncini secchi.[5] Il nasbif è una salsa piccante tipicamente settentrionale a base di carne e salsa di pomodoro,[4] mentre a sud è diffusa una salsa di burro di arachidi.[6]

La carne più diffusa tra i ciadiani è quella di capra, in quanto il vitello viene preferito per la produzione di latte.[7] Un piatto cucinato soprattutto in occasione delle feste è il marrana, uno stufato a base di frattaglie,[8] mentre la jarret de boeuf consiste in una zuppa di verdure con tre zampe di vitello.[6]

Il pesce viene affumicato per via della mancanza di refrigeratori. Un tipo di pesce esportato anche in altri stati africani è il banda. Esso è popolare tra gli hausa, i kotoko e i bornuan. Sono diffusi anche il persico del Nilo e il balbout, una sorta di pesce gatto.[7]

Riso e pasta vengono consumati raramente e sono riservati alle occasioni speciali.[7] Nelle grandi città come N'Djamena sono diffuse le boulangeries, i panifici che vendono pane francese e dessert. Il pane viene consumato con formaggio o come accompagnamento per insalate di lattughe, cetrioli, avocado e carote.[6]

Il Ciad dispone di frutta stagionale come guava, banana e mango, e nelle regioni settentrionali sono popolari i datteri. Il latte può essere riscaldato e addolcito con lo zucchero, oppure può essere il prodotto base dello yogurt o del burro.[7] Tra le bevande si cita una birra a base di miglio denominata bili bili, prodotta dalle casalinghe soprattutto nel sud del paese. La città di Moundou è sede della Gala Brewey.[9] Una versione meno alcolica del bili bili è la cochette.[1] Sono diffusi anche Coca-Cola e succhi di frutta all'ibisco.[9]

Abitudini culinarie

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La colazione non è popolare tra i ciadiani, a differenza del pranzo che è il pasto più importante della giornata. La preparazione dei cibi spetta alle donne, le quali mangiano con i bambini separatamente dagli uomini. Il pasto viene consumato generalmente seduti a terra attorno a un tappeto posto all'esterno della casa. I commensali iniziano a mangiare solo dopo una preghiera di ringraziamento oppure quando il padrone di casa lo consente. Rifiutare il cibo è considerato un gesto scortese, e quando l'ospite smette di mangiare, anche il resto dei commensali si ferma e considera finito il proprio pasto.[9]

L'ospitalità è un valore molto importante nella cultura ciadiana. Ogni padrone di casa si prodiga per offrire all'ospite dell'acqua fresca o un posto all'ombra, e le donne tendono a cucinare almeno per due persone in più, tenendosi pronte nell'eventualità che si unisca qualche conoscente al pranzo.[8]

Mangiare in pubblico è considerato un gesto di mal costume, per questo i ristoranti possiedono delle recinzioni in paglia che proteggono la privacy dei clienti.[9] I ciadiani mangiano solitamente con la mano destra, una consuetudine che è di origine islamica, ma che viene praticata anche dagli altri gruppi religiosi. Vi sono anche delle limitazioni destinate ad alcune persone: ad esempio le donne incinte non possono mangiare determinati alimenti, per evitare che il feto sia troppo grande, e si ritiene che dando da mangiare delle uova ai bambini li renda dei ladri.[8]

  1. ^ a b Lonely Planet, p. 542.
  2. ^ Gall 1999, p. 116.
  3. ^ Gall 1999, pp. 116-117.
  4. ^ a b c Kneib 2007, p. 125.
  5. ^ Gall 1999, p. 117.
  6. ^ a b c Falola e Jean-Jacques 2015, p. 244.
  7. ^ a b c d Kneib 2007, p. 127.
  8. ^ a b c Kneib 2007, p. 129.
  9. ^ a b c d Kneib 2007, p. 128.


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