Demogorgone

Demogorgone (pronuncia /demoˈɡɔrɡone/ o /demoɡorˈɡone/[1]) è un essere mitologico descritto da Giovanni Boccaccio come il padre di tutti gli dèi avente tuttavia caratteristiche simili a quelle del principe delle tenebre:

«Con grandissima maestà di tenebre, poscia ch'io hebbi descritto l'albero, quel antichissimo proavo di tutti i Dei Gentili, Demogorgone, accompagnato da ogni parte di nuvoli et di nebbie, a me, che trascorreva per le viscere della Terra apparve; il quale per tal nome horribile, vestito d'una certa pallidezza affumicata et d'una humidità sprezzata, mandando fuori da sé un odore di terra oscuro et fetido, confessando più tosto per parole altrui, che per propria bocca se essere Padre dell'infelice principato, dinanzi a me artefice di nova fatica fermossi. Confesso ch'io mi posi a ridere, mentre riguardando lui mi veni a ricordare della pazzia degli antichi; i quali istimarono quello da alcuno generato, eterno, di tutte le cose Padre, et dimorante nelle viscere della Terra.»

Demogorgone, tratto dal Prometeo liberato di Mario Rapisardi

La figura di Demogorgone è del tutto sconosciuta alla mitologia classica. Il nome nacque verosimilmente in ambiente bizantino per una sorta di errore grammaticale: dal greco antico: Δημιουργόν?, Dēmiourgón ("Demiurgo") corrotto in Demogorgon.[2] Boccaccio afferma di averne appreso il nome da Lattanzio, uno scoliasta del IV o del V secolo d.C. nella Tebaide di Publio Papinio Stazio[3].

Nei poemi rinascimentali di Matteo Maria Boiardo, Ludovico Ariosto, Teofilo Folengo, John Milton e François Rabelais, ma anche nelle opere di autori più moderni per esempio Giosuè Carducci, Demogorgone è raffigurato come un mostro infernale. Differente è invece la rappresentazione che ne diede Percy Bysshe Shelley nel suo Prometeo liberato. Nel poema romantico, il Demogorgone è il simbolo dell'eternità, è colui che uccide Giove, suo padre, e conclude il poema enunciando ciò che verosimilmente corrisponde al credo rivoluzionario del poeta.[4]

Il Demogorgone (ovvero Il filosofo confuso) è il titolo di un'opera lirica di Vincenzo Righini su libretto di Lorenzo Da Ponte (1786).

Nella cultura moderna

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Nel mondo ludico il Demogorgone appare nel gioco di ruolo Dungeons & Dragons come "Principe dei demoni" di molte ambientazioni, mentre appare come mostro finale nel videogioco Forbidden Forest per Commodore 64.

Nell'universo fumettistico troviamo "Demogorge il Divoratore di Dèi" all'interno del mondo Marvel sotto forma di bestiale alter ego del dio egizio Atum (in modo analogo a Bruce Banner / Hulk), che potrebbe essere ispirato a Demogorgone considerando inoltre che il suo creatore è Gaea, la madre terra, a sua volta generata da un'entità cosmica nota come Demiurgo.[5]

Per quanto riguarda le apparizioni nel piccolo schermo, il Demogorgone viene spesso citato nella serie TV Stranger Things, in cui i protagonisti sono amanti del gioco di ruolo Dungeons & Dragons, poiché così viene battezzato uno degli abitanti del Sottosopra e primo ad aver attaccato la cittadina statunitense di Hawkins, negli anni ‘80, e aver rapito un suo abitante, Will Byers (uno dei protagonisti della serie televisiva).

  1. ^ Luciano Canepari, Demogorgone, in Il DiPI: dizionario di pronuncia italiana, Bologna, Zanichelli, 1999, ISBN 88-08-09344-1.
  2. ^ Vincenzo Romano (a cura di), "Genealogie deorum gentilium libri", volume secondo, Scrittori d'Italia n. 201, Giovanni Boccaccio op. X, Bari, Laterza, 1951.
  3. ^ Scolio a Stat. Theb., IV, 516.
  4. ^ Percy Bysshe Shelley, Prometeo liberato, versione col testo a fronte, introduzione e commento a cura di Raffaello Piccoli, Firenze, Sansoni, 1946.
  5. ^ Mark Gruenwald, Alan Zelenetz e Bob Hall, A Time to Die, in Thor Annual, vol. 1, n. 10, Marvel Comics.
  • Daniel Ogden, Magic, witchcraft, and ghosts in the Greek and Roman World, New York, Oxford University Press, 2002 ISBN 0-19-515123-2
  • Marco Barsacchi, Il mito di Demogorgone, Marsilio, 2015, ISBN 978-88-317-2009-0
  • Mino Gabriele, "Demogòrgone: il nome e l'immagine", in Giovanni Boccaccio: tradizione, interpretazione e fortuna. In ricordo di Vittore Branca, a cura di A. Ferracin e M. Venier, Udine, 2014, pp. 45-73 [ISBN 978-88-8420-849-1]

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