Ghigo Renzulli

Federico Renzulli
NazionalitàItalia (bandiera) Italia
GenereRock alternativo
New wave
Post-punk
Nuova musica italiana cantata in italiano
Musica strumentale
Periodo di attività musicale1977 – in attività
Strumentochitarra
Gruppi attualiNo.Vox
Gruppi precedentiCafè Caracas, Litfiba
Album pubblicati24
Studio15
Live7
Raccolte2
Sito ufficiale

Federico Renzulli, conosciuto come Ghigo Renzulli (Manocalzati, 15 dicembre 1953), è un musicista italiano, fondatore dei Litfiba, dei quali è l'unico membro stabile dalla fondazione.

Inizi (1979-1980)

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Nato a Manocalzati, in provincia di Avellino, nell'adolescenza si appassiona al rock grazie ai Vanilla Fudge, di cui vede eseguire "Some velvet morning" in tv alla Mostra Internazionale della Canzone di Venezia,[1] successivamente si avvicina agli ambienti freak dove conosce l'hard rock dei Led Zeppelin, dei Black Sabbath e dei Deep Purple. Interrompe gli studi Biologia a pochi esami dalla laurea e si dedica solo alla musica. Quando il punk inizia a diffondersi anche in Italia, trascorre un periodo di tempo a Londra, dove incontra l'atmosfera new wave del periodo.

Nel 1979 si trasferisce a Firenze e dopo pochi mesi nascono i Cafè Caracas, un trio formato da lui alla chitarra, Renzo Franchi alla batteria e Raffaele Riefoli (che diventerà poi famoso come Raf) in qualità di bassista e frontman. Il gruppo ha però vita breve.

Nascita e prima fase dei Litfiba (1980-1989)

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Lo stesso argomento in dettaglio: Litfiba.

Grazie a un annuncio su una rivista locale, Renzulli recluta Gianni Maroccolo (basso), Francesco Calamai (batteria) e successivamente Antonio Aiazzi alle tastiere, e Piero Pelù alla voce. Il gruppo, a due passi dal suo primissimo concerto, avvenuto il giorno 6 dicembre 1980, alla Rokkoteca Brighton (mentre l'esordio fuori dalla Toscana fu un concerto del 1981 allo Slego di Viserba[2]), assume il nome Litfiba proprio su idea di Renzulli. Lo crea componendo un ipotetico indirizzo telex che riconduca alla cantina da lui affittata.

«Conoscevo bene l'apparecchio e il sistema Iricon per comporne l'indirizzo: fra i tanti lavori della mia vita, ho fatto anche l'operatore telex." L = sigla fissa di chiamata del sistema Iricon; IT = Italia; FI = Firenze; BA = Bardi (Via dei Bardi, sede della mitica cantina dei Litfiba in via dei Bardi 32).»

I primi album dei Litfiba sono lavori di gruppo, in cui ogni componente contribuisce al sound complessivo. Ghigo dimostra una grande predisposizione alla composizione e arrangiamento dei brani, e conosce le ultime tendenze del rock, soprattutto grazie al biennio inglese. Insieme a Maroccolo ed Aiazzi costituisce la parte compositiva del progetto, mentre Piero Pelù scrive testi e melodie; con Gianni Maroccolo coordina tecnicamente l'ensemble.

Gli anni '90 (1989-1999)

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Dopo l'uscita di Aiazzi e Maroccolo (con il primo ancora presente per vari anni come collaboratore) la composizione nasce da Pelù e Renzulli. Fino al 1999 i dischi dei Litfiba incontrano varie sfaccettature del rock, dal Trash Metal dei primi anni '90 fino al rock elettronico della seconda metà del decennio.

In seguito alla fuoriuscita dal gruppo di Pelù, Renzulli rifonda la band con un nuovo cantante, Gianluigi Cavallo (detto "Cabo"), e altri musicisti. Molte le polemiche sulla scelta di continuare col nome "Litfiba" nonostante l'assenza del frontman storico e sebbene lo stesso Ghigo fosse rimasto l'unico componente originario della band, data la contemporanea fuoriuscita di tutti i turnisti storici (Bagni, Caforio e Terzani seguiranno Piero Pelù nella sua carriera solista). Dal 1983, Litfiba è lo pseudonimo SIAE del solo Renzulli.

Due nuovi cantanti (1999-2009)

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Ghigo decide di ricominciare il cammino immediatamente con il cantante Gianluigi Cavallo, dando alla luce, nei 5 anni successivi, tre album di inediti, un live, un best of e la colonna sonora della versione italiana del videogioco Tomb Raider: the Angel of Darkness, una canzone dal titolo Larasong. Si deve però suo malgrado confrontare con un pubblico che, per la maggior parte, non riesce ad accettare i rinnovati Litfiba, accusando Cabo di essere la copia di Piero Pelù.

I Litfiba dell'anno 2000 sono composti da Ghigo e Cabo che si avvalgono del contributo alla sessione di due componenti del gruppo Malfunk: il bassista Gianluca Venier e il batterista Ugo Nativi. L'anno successivo Venier lascia definitivamente i Malfunk per entrare nei Litfiba, mentre Nativi non lo segue; il suo posto nei Litfiba (ora in una formazione a 4 elementi) viene preso da Gianmarco Colzi (ex componente dei Rockgalileo). Il 2001 è l'anno di Insidia, che segna un netto salto di qualità nello stile compositivo della band.

Nel 2002 viene commissionata ai Litfiba la scrittura della citata Larasong, progetto cui partecipa Antonio Aiazzi, che rientrerà poi ufficialmente nei Litfiba. Nel 2005 esce il disco meno riuscito dei Litfiba post-Pelù, dal titolo Essere o sembrare. Nel 2006 Ghigo decide di sciogliere la band e, con una lettera aperta ai fans, Cabo annuncia che il suo percorso con i Litfiba era concluso.

Due anni più tardi, Ghigo riparte allora (e nuovamente) da zero. Riassolda Roberto Terzani già nella band per tutti gli anni novanta e alla voce fa debuttare Filippo Margheri, giovane cantante dell'underground toscano. I Litfiba pubblicano vari brani in streaming, fra cui l'album Five on Line, un ep composto da 5 pezzi registrati in presa diretta. Si propongono anche dal vivo, nel settembre 2009, suonando in due occasioni: ad Aosta e Modena. Durante la lavorazione del nuovo album, Ghigo è contattato da Rudy Zerbi della Sony, dalla Friends&Partners e da Pelù per vedere se fosse stato possibile formare nuovamente la band anni '90.

La riunione con Piero Pelù (2009 - 2022)

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Nel dicembre 2009, viene annunciato il ritorno di Pelù alla voce. Viene annunciata una tournée e in pochi giorni i biglietti sono sold out. I tre dischi post-reunion ottengono un grande successo di critica e di pubblico, vincendo un disco di platino e due dischi d'oro.

Nel novembre 2012 apre una sua pagina personale su Facebook. Il 25 gennaio 2014 insieme a due suoi collaboratori apre il suo blog ufficiale Ghigo Renzulli Fan Collaborative (GRFC) citando, nel post d'annuncio su Facebook, Marcel Proust: "Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell'avere nuovi occhi."[3]. Nel 2018 il blog chiude e il canale YouTube cambia nome diventando Ghigo Renzulli History. Ghigo Renzulli e Piero Pelù tra il 2018 e il 2019 ufficializzano che i Litfiba sono in pausa fino a data da destinarsi.

Alla fine del 2021, insieme a Piero Pelù, annuncia l'ultimo tour dei Litfiba, L'Ultimo Girone, previsto nella primavera del 2022 e che prosegue durante tutta l'estate, per concludersi il 22 dicembre 2022 al Mediolanum Forum di Assago (MI), con "L'ultimo Concerto Insieme".

Progetto No_Vox (2019)

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Lo stesso argomento in dettaglio: No_Vox.

Stile chitarristico

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Renzulli si è sempre contraddistinto per il suo stile apparentemente semplice ma al tempo stesso molto espressivo e originale. Fin dagli inizi ha infatti sempre utilizzato pochi effetti: negli anni ottanta usava un delay e un chorus a cui ha unito il suo ormai proverbiale wah wah, l'unico che utilizza ancora oggi e che è divenuto uno dei simboli del suo modo di suonare. Fa largo uso di bending e possiede un vibrato molto espressivo seppur non precisissimo. Negli anni ottanta univa abitualmente alla sua chitarra anche una leva tremolo che utilizzava per eseguire vibrati più vigorosi.

Con i Litfiba

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Lo stesso argomento in dettaglio: Discografia dei Litfiba.
  • 2020 – Cinematic
  • 2021 – Alcazaba

Collaborazioni

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  • 1984Denovo - Chitarra nel brano Quinta Finestra, dall'album Kamikaze Bohemien, pubblicato postumo del 2013
  • 1988 – Carantonis - Chitarra nei brani Twice Told Tales e Good News, dall'album Twice Told Tales
  • 1990Nicoletta Magalotti - Chitarra nel brano Albachiara (cover di Vasco Rossi), dalla raccolta Union
  • 1992Nicoletta Magalotti - Chitarra nel brano Terra Elettrica, dall'album Nico
  • 1994Paolo Belli - Chitarra elettrica nei brani Mi Hanno Lasciato Solo e Adesso Basta (Club Version), dall'album Solo
  • 2012Italia Loves Emilia - Chitarra nel brano A muso duro
  • 2013Gianni Maroccolo & Claudio Rocchi - Chitarra solista nel brano La Melodie de Terrence, dall'album Vdb23/Nulla è andato perso
  • 2016Foja - Chitarra nel brano Aria 'e mare, dall'album O Treno Che Va
  • 2018 – Ghigo Renzulli ft Big Tale - Chitarra, cori, composizione e arrangiamento del brano Passa il tempo passa
  • 2018 – Filippo Margheri - Chitarra, composizione e arrangiamento dei brani Sepolto vivo e La rabbia in testa, dall'album Indipendenza

Strumentazione

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Renzulli nel corso della sua carriera ha utilizzato svariate chitarre:

Anni '80

  • Fender Stratocaster 25th Anniversary (modello uscito nel 1979) grigia con battipenna nero e paletta stile anni settanta.
  • Fender "Strat" (un modello prodotto dal 1980 al 1983) gialla con battipenna bianco. Questa serie è identificabile dal ponte e dalle manopole dei potenziometri diversi dai classici Fender.
  • Charvel San Dimas sunburst.
  • Fender Japan Telecaster Contemporary bianca, senza battipenna, con ponte tremolo, doppio humbucker splittabile in single coil.
  • Charvel San Dimas Strat rossa, senza battipenna, con ponte tremolo e singolo humbucker.
  • Fender Stratocaster rossa con battipenna nero, ponte tremolo, un humbucker (bridge) e due single coil (neck e middle). Si tratta probabilmente di una chitarra customizzata da Ghigo e dovrebbe essere precedente alla Telecaster bianca e alla San Dimas. Viene ricordata come la "17 Re". Usata recentemente per registrare il brano "La mia valigia".
  • Guild S-100
  • Guild S-300
  • Schon Reverse Custom
  • PRS
  • Yamaha SG1000 nera

Anni '90

  • Schon Reverse Custom
  • PRS
  • Chitarra customizzata costruita su commissione di Ghigo: detta "Debbie sound"
  • Gibson "The Paul" (colore natural)
  • Gibson Les Paul (colore sunburst)
  • Gibson Flying V
  • Fender Telecaster (colore sunburst)
  • Kramer bianca con battimano nero
  • Fender Stratocaster

Anni '00

  • Fender Stratocaster
    • riedizione '62 (colore fiesta red 3 single coil)
    • colore sunburst battimano bianco
    • colore fiesta red battimano nero pick-up Seymour Duncan
  • Gibson "The Paul" (colore natural)

Anni dieci

  • Gibson:
    • "The Paul" (colore natural)
    • Les paul sunburst
    • SG
  • Fender Stratocaster
    • riedizione '62 (colore fiesta red 2 humbucker)
    • colore crema, battipenna bianco, JB al ponte
    • sunburst con battipenna bianco, JB al ponte
  • PRS
  • Jackson Soloist 2H Floyd Rose nera
  • Suhr Pro Modern Satin natural con Floyd Rose

Multieffetto a rack Roland fino al 17 Re tour compreso.

Dal tour di Litfiba 3 in poi (1988) usa solo i due canali dell'amplificatore e un pedale wah-wah, il classico Dunlop Cry Baby. In aggiunta un accordatore Korg a rack.

Amplificatori

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Fino al 1994, tour di Spirito compreso usa due testate Marshall JCM 800.

Dal disco Mondi sommersi (1997) utilizza testate Marshall JCM 900.

Il tutto sempre con casse Marshall, tranne nei due tour di Mondi sommersi e Infinito in cui usa casse Mesa Boogie.

Occasionalmente ha usato una testata Soldano e un amplificatore Fender Tone Master testa+cassa.[4]

  • Plettri Jim Dunlop e Fender
  • Bottleneck in plexiglas nel Mondi Sommersi Tour
  • Leva tremolo/Floyd Rose (su tutte le chitarre dal 1984 al 1993, negli ultimi anni solo sulla Stratocaster rossa e nera, sulla Jackson e sulla Suhr)
  1. ^ Franco Zanetti, Ghigo Renzulli - 40 ANNI DA LITFIBA - la recensione, su Rockol, 23 febbraio 2021. URL consultato il 29 giugno 2021.
  2. ^ Arturo Compagnoni, Italia '80. Il Rock indipendente italiano negli anni Ottanta, Pavia, Apache Edizioni, 2004.
  3. ^ https://www.facebook.com/GhigoRenzulliofficial/posts/10203236813110346[collegamento interrotto]
  4. ^ https://www.facebook.com/GhigoRenzulliofficial/posts/845454088824175[collegamento interrotto]
  • Ronzani, S. (1990) Proibito. La biografia ufficiale dei Litfiba, Roma, Arcana Editore|Edizioni Arcana. Nel '93 ne fu stampata una versione aggiornata.
  • Ronzani, S. (1993) Terremoto. I brani dei Litfiba e la loro storia, Roma, Edizioni Arcana
  • AA. VV. (1997) I miti musica: Litfiba, Milano, Mondadori
  • Guglielmi, F. (2000) A denti stretti. La vera storia dei Litfiba, Firenze, Giunti Editore|Giunti, ISBN 9788809017290
  • Battigelli, P. (2003) "Guitar heroes. Ritratti di cento chitarristi leggendari", Editori Riuniti.
  • Casini, B. (2009) "In viaggio con i Litfiba", Edizioni Zona.
  • Renzulli, G. e Gasperetti, A. (2020), 40 anni da Litfiba, Arcana edizioni.

Altri progetti

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Collegamenti esterni

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