Giacomo Malvano

«Chi, come voi, come me, ricorda i tempi avanti il 1914, sa bene che degli uomini come... Malvano... agli esteri, erano veramente dei tipici servitori dello Stato, che giorno e notte non pensavano che allo Stato. Questi tipi di uomini noi possiamo ancora ricostituire per l'Italia, e se possiamo, dobbiamo»

Giacomo Malvano

Senatore del Regno d'Italia
LegislaturaXIX
Incarichi parlamentari
  • Membro della Commissione per l'esame dei disegni di legge sui trattati internazionali (21 marzo 1908-8 febbraio 1909) (30 marzo 1909-29 settembre 1913)
  • Membro della Commissione per l'esame del disegno di legge "Applicazione della convenzione internazionale di Berna 26 settembre 1906 per l'interdizione del lavoro notturno delle donne impiegate nelle industrie" (15 luglio 1909)
  • Presidente della Commissione per l'esame dei disegni di legge sui trattati internazionali (3 dicembre 1913-29 settembre 1919)
  • Membro della Commissione per l'esame della relazione sul movimento dell'esportazione durante la guerra europea (29 aprile 1918)
Sito istituzionale

Dati generali
Partito politicoindipendente
ProfessioneDiplomatico

Giacobbe Isacco Malvano, meglio noto come Giacomo Malvano (Torino, 15 dicembre 1841Roma, 8 novembre 1922), è stato un diplomatico e politico italiano.

In occasione del centocinquantenario dell'Unità d'Italia, è stato inserito dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Ministero per la Pubblica Amministrazione e per l'Innovazione, nella lista dei 150 più illustri funzionari dello Stato[2].

Nato a Torino da famiglia di religione ebraica[3], Giacomo Malvano entrò in diplomazia nel 1862, dopo essersi laureato in giurisprudenza l'anno precedente.

Già nel 1868 contribuì all'elaborazione del primo trattato commerciale tra l'Italia e il Bey di Tunisi[4]. Fu promosso capodivisione nel 1872; dal 1872 al 1876 fu membro della giunta centrale di Statistica e del Consiglio superiore del commercio. Nel 1875-76 fece parte della commissione incaricata di stipulare trattati commerciali con Francia, Svizzera, Inghilterra e Austria-Ungheria. Nel 1878 ottenne la libera docenza in diritto diplomatico presso l'Università di Roma; nel 1879 partecipò alla conferenza monetaria di Parigi, come delegato del governo italiano.

Nel luglio 1879, Benedetto Cairoli, presidente del consiglio e ministro degli Esteri, promosse Malvano direttore generale della neoistituita Direzione degli affari politici; Malvano ricoprì tale incarico sino al 1889, assumendo un ruolo preminente su tutte le altre direzioni del Ministero degli Esteri[5]. Fu nominato per la prima volta segretario generale (2 luglio-18 ottobre 1885) dal ministro degli Esteri Agostino Depretis, cumulando i due incarichi; tale concentrazione di potere suscitò l'invidia di Alberto Pisani Dossi, all'epoca semplice funzionario, ma influente consigliere di Francesco Crispi[5]. Con l'avvento di quest'ultimo alla Presidenza del Consiglio e alla guida del ministero, infatti, fu proposta a Malvano la destinazione di Tokio come ministro plenipotenziario, ma egli declinò l'incarico e nel 1889, essendo stato appena nominato Consigliere di Stato, abbandonò la carriera diplomatica.

A seguito della crisi del governo Crispi II, Malvano fu richiamato al ministero da Antonio di Rudinì e nominato nuovamente segretario generale, dal 10 febbraio 1891 al 21 dicembre 1893. In tale veste stipulò numerosi trattati commerciali con la Svizzera, la Germania e l'Austria-Ungheria. Con il ritorno al governo di Francesco Crispi (1893-96), Malvano fu costretto a lasciare la più alta carica della diplomazia, che fu soppressa[6]; ma alla caduta definitiva del politico siciliano (disastro di Adua), Malvano fu ancora segretario generale, dal 12 marzo 1896 all'8 settembre 1907, rimanendovi più a lungo di qualunque altro diplomatico nella storia dello Stato unitario.

Dopo aver consumato la propria vendetta personale nei confronti del Pisani Dossi[7], che fu inviato nelle lontane legazioni di Bogotà e di Rio de Janeiro, Malvano fu sostenitore di una politica estera fedele alla Triplice alleanza, ma contemporaneamente di amicizia cordiale con l'Inghilterra e di distensione con la Francia; si schierò inoltre contro ogni tipo di avventurismo coloniale[5].

Giacomo Malvano fu nominato senatore il 25 ottobre 1896[8] e Presidente del Consiglio di Stato il 30 gennaio 1913[9].

È scomparso a Roma l'8 novembre 1922; la città gli ha dedicato una via nelle vicinanze del palazzo della Farnesina, attuale sede del Ministero degli Esteri.

Socio fondatore della Società Geografica Italiana, Malvano, dal 1875 al 1909, fu Presidente della Sezione di Roma del Club Alpino Italiano[10]. In tale veste fu un pioniere in materia di rifugi appenninici. Nel 1888, infatti, promosse la realizzazione di un rifugio sulla vetta del Monte Amaro (2.795 m.), su progetto dell'Ing. Rodolfo Bonfiglietti; il rifugio venne inaugurato il 15 luglio 1890 e dedicato a Vittorio Emanuele II[11].

Fu inoltre più volte vicepresidente e membro del consiglio della Società Geografica Italiana.

  1. ^ Assemblea Costituente, seduta pomeridiana del 16 settembre 1947
  2. ^ Presidenza del Consiglio dei Ministri - Ministero per la Pubblica Amministrazione e per l'Innovazione Archiviato il 1º aprile 2011 in Internet Archive.
  3. ^ Sergio Romano, Ebrei dopo il Risorgimento tante figure illustri, in: Corriere della Sera, 9 giugno 2008, pag. 23
  4. ^ Treccani, Dizionario biografico degli Italiani, MALVANO, Giacomo (Giacobbe Isacco). Il Bey era il governatore dell'Impero Ottomano, con ampia autonomia.
  5. ^ a b c Treccani, Dizionario biografico degli Italiani, cit.
  6. ^ Enrico Serra, Il licenziamento di Giacomo Malvano, in: Alberto Pisani Dossi diplomatico , Franco Angeli, Milano, 1987.
  7. ^ Il Dossi, oltre che diplomatico, fu anche notevole scrittore del tardo ottocento, con lo pseudonimo di Carlo Dossi, e seguace del movimento della Scapigliatura
  8. ^ Scheda personale sul sito del Senato della Repubblica
  9. ^ XXXIX Annuario del Consiglio di Stato, p. 8.
  10. ^ Cfr. il sito istituzionale del C.A.I. Roma
  11. ^ Il "Bivacco Pelino"[collegamento interrotto]
  • Bruno Maida, Dal ghetto alla città: gli Ebrei torinesi nel secondo ottocento, S. Zamorani, 2001, pag. 253 e succ.ve
  • Giuseppe dalla Vedova, La società geografica italiana e l'opera sua nel secolo XIX, S.G.I., Roma, 1904

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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Predecessore Segretario generale del Ministero degli Affari Esteri Successore
carica vacante 2 luglio 1885 - 18 ottobre 1885 Raffaele Cappelli I
carica soppressa 10 febbraio 1891 - 21 dicembre 1893 carica soppressa II
carica soppressa 12 marzo 1896 - 8 settembre 1907 Riccardo Bollati III
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