Giovanni Battista de' Rossi

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San Giovanni Battista de' Rossi
Quadro nella Chiesa della Santissima Trinità dei Pellegrini (Roma)
 

Presbitero

 
NascitaVoltaggio, 22 febbraio 1698
MorteRoma, 23 maggio 1764 (66 anni)
Venerato daChiesa cattolica
Beatificazione13 maggio 1860 da papa Pio IX
Canonizzazione8 dicembre 1881 da papa Leone XIII
Santuario principaleChiesa di San Giovanni Battista de Rossi
Ricorrenza23 maggio
Patrono diVoltaggio

Giovanni Battista de' Rossi (Voltaggio, 22 febbraio 1698Roma, 23 maggio 1764) è stato un presbitero italiano, proclamato santo da papa Leone XIII nel 1881.

Di famiglia genovese, rispettabile ma decaduta, si trasferì presto a Roma per studiare teologia e filosofia prima presso il Collegio Romano e poi presso San Tommaso alla Minerva; fu ordinato diacono nel 1720 e prete l'8 marzo 1721.[1]

Si dedicò particolarmente alla cura dei malati negli ospedali di Santa Galla e di Trinità dei Pellegrini; nel 1715 aderì alla pia unione dei sacerdoti secolari di Santa Galla, impegnata nell'assistenza ai poveri di Roma, di cui divenne direttore e di cui scrisse le regole.[2]

Nel 1735 fu nominato coadiutore, con diritto di successione, di suo cugino Lorenzo, canonico del capitolo collegiale di Santa Maria in Cosmedin: ne prese il posto nell'ottobre 1737.[3]

In Santa Maria in Cosmedin provvedette all'istituzione della Compagnia del Santissimo Sacramento[3] e divenne un apprezzato confessore.

Aspirando a uno stile di vita più povero, nel 1747 abbandonò la sua residenza presso Santa Maria in Cosmedin e si stabilì nel convitto sacerdotale della Trinità dei Pellegrini; rinunciò al canonicato nel 1760, riservandosi una piccola pensione e uno stallo in coro.[3]

Malato, fu ricoverato nell'ospedale della Santissima Trinità dei Pellegrini, dove si spense nel 1764.[2]

Fu beatificato il 13 maggio 1860 dal beato papa Pio IX,[4] che in gioventù era stato a capo della pia unione dei sacerdoti secolari di Santa Galla.[2]

Papa Leone XIII lo proclamò santo l'8 dicembre 1881.[4]

Sepolto inizialmente ai piedi dell'altare a lui dedicato nella chiesa della Santissima Trinità dei Pellegrini, nel 1965 le sue reliquie sono state traslate nella chiesa parrocchiale a lui consacrata nel 1940 all'Appio-Latino. Gli è dedicata anche una cappella nella basilica di Santa Maria in Cosmedin.[2]

Il suo elogio si legge nel Martirologio Romano al 23 maggio.[5]

  1. ^ Giovanni Battista Proja, Bibliotheca Sanctorum, vol. VI, col. 959.
  2. ^ a b c d Giovanni Battista Proja, Bibliotheca Sanctorum, vol. VI, col. 960.
  3. ^ a b c Dario Busolini, Dizionario biografico degli italiani, vol. 56.
  4. ^ a b Index ac status causarum (1999), p. 564.
  5. ^ Martirologio romano (2004), p. 418.
  • Il martirologio romano. Riformato a norma dei decreti del Concilio ecumenico Vaticano II e promulgato da papa Giovanni Paolo II, LEV, Città del Vaticano 2004.
  • Congregatio de Causis Sanctorum, Index ac status causarum, Città del Vaticano 1999.
  • Filippo Caraffa e Giuseppe Morelli (curr.), Bibliotheca Sanctorum (BSS), 12 voll., Istituto Giovanni XXIII nella Pontificia Università Lateranense, Roma 1961-1969.

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