Gooloogongia loomesi
Gooloogongia | |
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Ricostruzione di Gooloogongia loomesi | |
Stato di conservazione | |
Fossile | |
Classificazione scientifica | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Animalia |
Phylum | Chordata |
Superclasse | Pisces |
Classe | Osteichthyes |
Sottoclasse | Sarcopterygii |
Ordine | Rhizodontiformes |
Genere | Gooloogongia |
Specie | G. loomesi |
La gooloogongia (Gooloogongia loomesi) è un pesce estinto, appartenente ai crossotterigi (pesci dalle pinne lobate). I suoi resti sono stati ritrovati in Australia (Nuovo Galles del Sud), e risalgono al Devoniano superiore (circa 360 milioni di anni fa).
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]Lungo circa 90 centimetri, questo animale possedeva un corpo lungo e robusto, un cranio dall'ampia apertura boccale e una coda piuttosto piccola e con una pinna romboidale. Le pinne pettorali e pelviche erano piuttosto piccole rispetto a quelle di altri animali simili, come gli osteolepidi. Il cranio era molto grosso e dotato di un'enorme bocca, mentre gli occhi erano posti molto anteriormente. Nelle ampie fauci erano presenti due file di denti: una più esterna di denti piccoli e appuntiti, e una più interna costituita da lunghe zanne. In generale, l'aspetto di questo pesce richiamava vagamente quello dell'attuale Scleropages dei fiumi australiani.
Classificazione
[modifica | modifica wikitesto]La gooloogongia rappresenta uno dei più antichi pesci rizodonti, un gruppo di pesci dalle pinne lobate caratteristici di Devoniano e Carbonifero. A questo gruppo appartenevano anche veri e propri giganti lunghi anche 6 metri, ma la goologongia, lunga meno di un metro, rappresenta il rizodonte più noto. Questa specie è stata descritta nel 1998 da Per Ahlberg e Zerina Johnson.
Stile di vita
[modifica | modifica wikitesto]Questo animale era uno dei massimi predatori del suo ambiente, costituito da laghi e fiumi tropicali. È probabile che la sua dieta includesse numerose prede, tra cui pesci, insetti a vari invertebrati. In ogni caso, le zanne simili ad aghi di Gooloogongia non erano abbastanza robuste per poter penetrare le corazze dei piccoli pesci placodermi che vivevano nello stesso ambiente.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- AHLBERG, P. E. and JOHANSON, Z. (1998) Osteolepiforms and the ancestry of tetrapods Nature 395: 792-794