Inessa

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Inessa era una città ubicata in Sicilia, fondata dai Siculi.

La città è citata da Diodoro Siculo, come destinazione scelta da Ducezio per l'esilio dei coloni siracusani che avevano abitato Aitna, l'odierna Catania, che prima della conquista da parte di Gerone I (V secolo a.C.) era denominata Katane. Dopo l'esilio dei siracusani, Aitna riprese il nome di Katane, mentre Inessa fu ribattezzata come Aitna[1], anche se spesso venne citata ancora con il vecchio nome fino all'epoca imperiale (è citata nell'Itinerarium Antonini e nella Tavola Peutingeriana[2]).

Durante la guerra del Peloponneso Inessa era alleata degli Spartani e nel 425 a.C. fu teatro di una battaglia tra i siracusani che ne occupavano l'acropoli e gli ateniesi. Gli ateniesi, comandati da Lachete, e i loro alleati sicelioti (nassi e leontini) e siculi non riuscirono ad espugnarla. Nella ritirata furono attaccati dai siracusani che inflissero loro gravi perdite[3].

Marco Tullio Cicerone scrive di Inessa nelle Verrine, citando l'episodio del furto di una statua molto preziosa perpetrato da Gaio Verre a danno degli abitanti di questa città[4].

Localizzazione

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Ruderi dell'acquedotto romano in contrada Civita (Santa Maria di Licodia): l'identificazione con Inessa è stata smentita dagli scavi[2]

La localizzazione dell'antica Inessa è incerta. Tucidide la localizza tra Centuripe ed una non meglio precisata Ibla[5]. Altre fonti antiche[senza fonte] indicano la collocazione della città a metà strada tra Catania e Centuripe o addirittura tra Catania e Termini Imerese.

L'Itinerario antonino la pone a 12 millia passuum (circa 17,7 km) da Catania e a 18 da Centuripe (circa 26,6 km). Strabone, nella sua Geografia, la colloca invece a 80 stadii da Catania (circa 14,8 km)[6]. Secondo alcuni la sede sarebbe probabilmente da localizzare nei territori degli attuali comuni di Santa Maria di Licodia e Paternò, forse sul Poggio Cocola (contrada Poira), presso il corso del fiume Simeto[senza fonte]. La proposta di ubicazione nell'attuale località Civita, tra Paternò e Santa Maria di Licodia, è stata smentita dagli scavi compiuti dagli anni cinquanta del XX secolo[2].

Una proposta di identificazione in contrada Poira, sulla sponda destra del Simeto, a metà strada tra Paternò e Centuripe, sarebbe in grado di riconciliare le fonti antiche e, in particolare, la Tabula Peutingeriana e l'Itinerarium Antonini[2].

  1. ^ Diodoro Siculo, Bibliotheca historica, XI, 76.4 (perseus.tufts.edu)
  2. ^ a b c d «Inessa», The Princeton Encyclopedia of Classical Sites,
  3. ^ Tucidide, La guerra del Peloponneso, Libro III, 103 (perseus.tufts.edu)
  4. ^ Cicero, Ad Verrem, III: 23, 44-45; IV: 51
  5. ^ Tucidide, La guerra del Peloponneso, Libro VI, 94.3 (perseus.tufts.edu)
  6. ^ Gaetano Savasta, Memorie storiche della città di Paternò, Paternò, 1905, cap. 3

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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