Intenzionalità

L'intenzionalità, nella corrente filosofica della fenomenologia, è l'attitudine costitutiva del pensiero ad avere sempre un contenuto, ad essere essenzialmente rivolto ad un oggetto, senza il quale il pensiero stesso non sussisterebbe.[1] Non ha a che vedere con la libera volontà né con l'agire "intenzionalmente" (il termine è usato in questo senso in ambito non filosofico, ad esempio nell'espressione pedagogica intenzionalità educativa).

Origine ed evoluzione del termine

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Il concetto di intenzionalità era stato elaborato originariamente dalla filosofia scolastica, e fu reintrodotto nella filosofia contemporanea dal filosofo e psicologo Franz Brentano nella sua opera del 1874 Psychologie vom Empirischen Standpunkte (Psicologia dal punto di vista empirico). Con l'intenzionalità della coscienza o della mente egli intendeva appunto l'idea che la coscienza sia sempre diretta ad un oggetto, che abbia sempre un contenuto, andando oltre sé stessa. Brentano definì l'intenzionalità come la caratteristica principale dei fenomeni psichici (o mentali), tramite cui essi possono essere distinti dai fenomeni fisici. Ogni fenomeno mentale, ogni atto psicologico infatti ha un contenuto, è diretto a qualcosa (l'«oggetto intenzionale»). Ogni credere, desiderare, ecc. ha un oggetto: il creduto, il desiderato.

«Ogni fenomeno psichico è caratterizzato da ciò che gli Scolastici del medioevo hanno chiamato «in-esistenza» intenzionale (o anche mentale) di un oggetto[2], e che noi, anche se in modo non del tutto privo di ambiguità, definiamo il rapporto con un contenuto, la tensione all’oggetto (che non va inteso come realtà), oppure, infine, l’oggettività immanente. Ogni fenomeno psichico contiene in sé qualcosa come oggetto, anche se non ogni fenomeno lo fa nello stesso modo. Nella rappresentazione qualcosa è rappresentato, nel giudizio qualcosa viene o accettato o rifiutato, nell’amore c’è un amato, nell’odio un odiato, nel desiderio un desiderato ecc. Tale in-esistenza intenzionale caratterizza esclusivamente i fenomeni psichici. Nessun fenomeno fisico mostra qualcosa di simile. Di conseguenza, possiamo definire fenomeni psichici quei fenomeni che contengono intenzionalmente in sé un oggetto.[3]»

Edmund Husserl riprese la nozione da Brentano, seppure introducendo alcune distinzioni. Egli chiamò noesi l'aspetto soggettivo dell'atto intenzionale (ad esempio il pensare), e noema l'elemento oggettivo (il pensato), da non confondere con l'oggetto esterno, la cui reale esistenza in fondo non ha importanza. La caratteristica dell'intenzionalità è per Husserl la trascendenza, in quanto, nel rapportarsi al suo oggetto, il pensiero è rivolto verso altro da sé, verso una realtà che supera il pensiero stesso, il quale la recepisce attraverso la sua manifestazione fenomenica, a differenza della percezione che la coscienza ha di sé medesima, che avviene invece in forma immanente, cioè direttamente o senza fenomeno intermediario.

Ulteriori sviluppi

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Tramite le opere di Husserl, l'idea di intenzionalità penetrò nella ricerca contemporanea, sia nella filosofia continentale che nella filosofia analitica.

Nell'intelligenza artificiale e nelle scienze cognitive è un tema controverso e si considera l'intenzionalità come qualcosa che una macchina non potrebbe mai davvero possedere da un punto di vista strutturale. Tra i sostenitori di questa tesi vi è John Searle, che col suo famoso esperimento mentale della stanza cinese ha provato a dimostrare l'impossibilità logica che una macchina possa mai avvicinarsi al funzionamento della mente umana.

Emergere dell'intenzionalità

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La comprensione di come un organismo coglie l'intenzionalità nelle prime fasi dello sviluppo può rivelare la genesi di concetti psicologici fondamentali come la percezione, la categorizzazione, la cognizione e la coscienza. In effetti, tutti questi concetti si basano sulla capacità di un organismo di rappresentare o di rappresentare cose, proprietà e stati di cose, ad esempio l’intenzionalità. Tuttavia, secondo l'opinione diffusa, all'inizio della cognizione il comportamento finalizzato ad uno scopo appare solo attraverso puri riflessi.[4][5] Per risolvere questo problema, alcuni studiosi sostengono che lo sviluppo cognitivo inizia attraverso l'interazione tra un embrione e sua madre.[6][7] Questo parere continua le affermazioni dei principali teorici dello sviluppo infantile (ad esempio Montessori, Vygotsky, ecc.) sul ruolo essenziale delle interazioni del bambino con l’ambiente.[8][9] In effetti, le ricerche dimostrano che anche gli embrioni manifestano comportamenti di "goal-directed behavior" che potrebbero essere attribuiti all’apprendimento sociale.[10][11][12][13][14][15][16]

  1. ^ Nicola Abbagnano, Linee di storia della filosofia, III vol., pag. 182, Paravia, Torino 1960.
  2. ^ Dal lat. "intentio" «atto di tendere verso un oggetto», vd intenzione in Dizionario di filosofia Treccani (2009)
  3. ^ Franz Brentano, Fenomeni psichici e fenomeni fisici" citato in De Luise, Farinetti, Lezioni di storia della filosofia, Bologna, Zanichelli editore 2010
  4. ^ Piaget J. The origins of intelligence in children. New York: Norton; 1963.
  5. ^ Chapman M. "Intention, intentionality, and the constructive character of scientific knowledge." Psychol Inq. 1990; 1: 251-253.
  6. ^ Val Danilov, I. (2023). "Theoretical Grounds of Shared Intentionality for Neuroscience in Developing Bioengineering Systems." OBM Neurobiology 2023; 7(1): 156; doi:10.21926/obm.neurobiol.2301156
  7. ^ Igor Val Danilov. 2023. "Low-Frequency Oscillations for Nonlocal Neuronal Coupling in Shared Intentionality Before and After Birth: Toward the Origin of Perception." https://www.lidsen.com/journals/neurobiology/neurobiology-07-04-192, OBM Neurobiology 2023 7(4) pages 1–17
  8. ^ OECD (2007). Understanding the Brain: The Birth of a Learning Science. OECD Publishing. p. 165. ISBN 978-92-64-02913-2.
  9. ^ Chapter 2: The Montessori philosophy. From Lillard, P. P. Lillard (1972). Montessori: A Modern Approach. Schocken Books, New York.
  10. ^ Castiello, U.; Becchio, C.; Zoia, S.; Nelini, C.; Sartori, L.; Blason, L.; D'Ottavio, G.; Bulgheroni, M.; Gallese, V. (2010). "Wired to be social: the ontogeny of human interaction." PloS one, 5(10), p.e13199.
  11. ^ Kisilevsky, B.C. (2016). "Fetal Auditory Processing: Implications for Language Development? Fetal Development." Research on Brain and Behavior, Environmental Influences, and Emerging Technologies,: 133-152.
  12. ^ Lee, G.Y.C.; Kisilevsky, B.S. (2014). "Fetuses respond to father’s voice but prefer mother’s voice after birth." Developmental Psychobiology, 56: 1-11.
  13. ^ Hepper, P.G.; Scott, D.; Shahidullah, S. (1993). "Newborn and fetal response to maternal voice." Journal of Reproductive and Infant Psychology, 11: 147-153.
  14. ^ Lecanuet, J.P.; Granier‐Deferre, C.; Jacquet, A.Y.; Capponi, I.; Ledru, L. (1993). "Prenatal discrimination of a male and a female voice uttering the same sentence." Early development and parenting, 2(4): 217-228.
  15. ^ Hepper P. (2015). "Behavior during the prenatal period: Adaptive for development and survival." Child Development Perspectives, 9(1): 38-43. DOI: 10.1111/cdep.12104.
  16. ^ Jardri, R.; Houfflin-Debarge, V.; Delion, P.; Pruvo, J-P.; Thomas, P.; Pins, D. (2012). "Assessing fetal response to maternal speech using a noninvasive functional brain imaging technique." International Journal of Developmental Neuroscience, 2012, 30: 159–161. doi:10.1016/j.ijdevneu.2011.11.002.
  • Antonio Russo, La rivoluzione intellettuale di Franz Brentano, Milano, Edizioni Unicopli, 2022.
  • Franz Brentano, La psicologia dal punto di vista empirico, a cura di Liliana Albertazzi. Vol. I; Vol. II: La classificazione dei fenomeni psichici Vol. III: Coscienza sensibile e coscienza noetica, Bari: Laterza 1997 (edizione originale 1874).
  • Patrizia Luzi, Intenzionalità e trascendenza. Il pensiero di Husserl e Heidegger, Roma, Carocci, 2010.
  • Dominik Perler (a cura di), Ancient and Medieval Theories of Intentionality, Leiden, Brill, 2001.
  • Karl Schuhmann, Husserl's Abhandlung 'Intentionale Gegenstände', Edition der ursprünglichen Druckfassung, in «Brentano Studien» (1990/1991), 1992, pp. 137–176.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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