Marco Follini

Giuseppe Marco Follini
Marco Follini nel 2010

Vicepresidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana
Durata mandato2 dicembre 2004 –
15 aprile 2005
ContitolareGianfranco Fini
Capo del governoSilvio Berlusconi
PredecessoreSergio Mattarella
SuccessoreGiulio Tremonti

Segretario dell'Unione dei Democratici Cristiani e di Centro
Durata mandato6 dicembre 2002 –
15 ottobre 2005
PresidenteRocco Buttiglione
PredecessoreCarica creata
SuccessoreLorenzo Cesa

Segretario del Centro Cristiano Democratico
Durata mandato31 maggio 2001 –
6 dicembre 2002
PresidenteSandro Fontana
PredecessorePier Ferdinando Casini
SuccessoreCarica sciolta[1]

Presidente del Comitato parlamentare per i procedimenti di accusa
Durata mandato22 maggio 2008 –
14 marzo 2013
PredecessoreCarlo Giovanardi
SuccessoreIgnazio La Russa

Senatore della Repubblica Italiana
Durata mandato28 aprile 2006 –
14 marzo 2013
LegislaturaXV, XVI
Gruppo
parlamentare
XV:
- UDC (fino al 18/10/2006)
- Misto (dal 19/10/2006 al 10/06/2007)
- PD-L'Ulivo (dall'11/06/2007)
XVI: Partito Democratico
CoalizioneCasa delle Libertà (XV)
Centro-sinistra 2008 (XVI)
CircoscrizioneCampania
Sito istituzionale

Deputato della Repubblica Italiana
Durata mandato9 maggio 1996 –
27 aprile 2006
LegislaturaXIII, XIV
Gruppo
parlamentare
XIII:
- CCD (fino al 15/04/1998)
- Misto/CCD (dal 20/04/1998)
XIV: UDC
CoalizionePolo per le Libertà (XIII)
Casa delle Libertà (XIV)
CircoscrizioneXIII-XIV: Puglia
CollegioXIV: Bari-Mola di Bari
Sito istituzionale

Dati generali
Partito politicoDC (fino al 1994)
CCD (1994-2002)
UdC (2002-2006)
IdM (2006-2007)
PD (2007-2013)
ProfessioneGiornalista

Marco Follini, all'anagrafe Giuseppe Marco Follini (Roma, 26 settembre 1954), è un ex politico e giornalista italiano, esponente di spicco dell'UDC, che ha abbandonato per fondare il movimento politico Italia di Mezzo, confluito nel processo costituente del Partito Democratico.

A giugno 2013 ha abbandonato il PD. È stato anche Vicepresidente del Consiglio dei ministri nel Governo Berlusconi II dal 2 dicembre 2004 al 15 aprile 2005.

Esordio con la Democrazia Cristiana

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Completati gli studi al liceo "Torquato Tasso" di Roma[2], dal 1976 è iscritto all'albo dei professionisti dell'Ordine dei giornalisti del Lazio. Inizia la sua esperienza politica tra le file della Democrazia Cristiana, del cui movimento giovanile è segretario nazionale dal 1977 al 1980. Profondamente influenzato dalla figura di Aldo Moro, si forma politicamente nella corrente dorotea guidata da Antonio Bisaglia; dopo la scomparsa di quest'ultimo si avvicinerà all'area del "Preambolo" (gruppo di correnti moderate a cui aderivano i dorotei) di Arnaldo Forlani.[3]

Successivamente viene promosso alla direzione nazionale del partito, dove lavora per sei anni, dal 1980 al 1986, durante i governi Forlani, Spadolini, Craxi e Fanfani.

Esce quindi dalla direzione di partito per entrare nel consiglio di amministrazione della RAI, dove rimane fino al 1993.

Adesione al centro-destra

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Al momento dello scioglimento della Democrazia Cristiana, è fra i dirigenti favorevoli ad un'alleanza moderata di centro-destra, seguendo le orme di Pier Ferdinando Casini nella fondazione del Centro Cristiano Democratico (CCD), che darà vita alle coalizioni del Polo delle Libertà e Polo del Buon Governo.

Marco Follini nel 2001

Dal 1995 al 2001, Follini è membro della direzione nazionale del CCD guidato da Casini. Quando il partito partecipa alla costituzione della nuova alleanza di centro-destra (la Casa delle Libertà) che vince le elezioni, e Casini viene eletto presidente della Camera dei deputati, Follini assume la segreteria del CCD. Mantiene la carica fino al termine della storia politica del partito, determinata dalla confluenza nel nuovo soggetto centrista dell'Unione dei Democratici Cristiani e Democratici di Centro (UDC).

All'atto della costituzione del partito, con il primo congresso nazionale (dicembre 2002), Follini viene eletto segretario dell'UDC. Nel corso della sua attività, il partito raggiunge risultati ragguardevoli, toccando il ciglio del 6% dei consensi a livello nazionale.

Dal 2 dicembre del 2004 al 15 aprile 2005 ricopre la carica di vicepresidente del Consiglio nel secondo governo Berlusconi, ed è uno dei promotori del rinnovamento nella coalizione di governo dopo la palese sconfitta maturata alle elezioni regionali del 2005, che porterà alla costituzione di un nuovo esecutivo (il terzo governo Berlusconi, di cui Follini sceglierà di non entrare a far parte per dedicarsi all'attività di partito).

Secondo alcune fonti, durante questo periodo si sarebbero verificati vari episodi di conflitto tra Follini e il presidente Berlusconi[4] il quale, ancora più che a Casini, addebita a lui un surrettizio ostruzionismo che avrebbe prodotto un rallentamento della spinta riformatrice in direzione del liberismo economico e della revisione delle strutture dello Stato.

Inaspettatamente, il 15 ottobre 2005, con un breve intervento alla direzione nazionale del partito, Marco Follini presenta le sue dimissioni dalla carica di segretario dell'UDC[5]. L'episodio avviene all'indomani dell'approvazione dalla Camera dei deputati della nuova legge proporzionale, una legge sollecitata dalla stessa UDC, ma non proprio nella misura in cui la richiedeva Follini[6]. Dice infatti:

«La mia opinione è che servisse un'altra legge, in un altro modo. Ritenevo che si dovesse fare di più per coinvolgere l'opposizione in questo tentativo. Ritenevo che la possibilità per gli elettori di scegliere i candidati e di non subire troppo perentorie indicazioni dei partiti facesse parte di quel diritto in più e di quel potere in più che noi per primi avevamo evocato. In una parola, immaginavo una legge in cui la furbizia e la virtù si tenessero in equilibrio, e non una situazione in cui l'una schiacciasse l'altra.[7]»

Follini sostiene che con questa nuova legge si apre una stagione nuova per la politica italiana e "non esistono uomini per tutte le stagioni". Di qui le sue dimissioni, "conseguenza inevitabile" dell'attuale situazione[8].

Dopo le elezioni politiche del 2006 (nelle quali Follini viene eletto senatore), insieme a Bruno Tabacci e ad altri esponenti del partito, è però tornato a esprimere con energia il suo dissenso rispetto alla linea politica dell'UDC, che egli ritiene succube nei confronti di Forza Italia e Silvio Berlusconi. Follini e Tabacci hanno auspicato un cambiamento nella guida della coalizione.

Il dissenso si è manifestato anche in occasione dell'elezione del nuovo presidente della repubblica (Follini e Tabacci hanno votato per Giorgio Napolitano) e della campagna per il referendum costituzionale del 2006 (in cui entrambi sono attivamente impegnati per il NO, poi risultato vincente).

Passaggio al centro-sinistra

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Nell'estate 2006, sostiene che l'UDC debba dichiarare conclusa l'esperienza della Casa delle Libertà:

«Il mio consiglio all'UDC è di dichiarare chiusa l'esperienza con la CdL. Se l'UDC dichiarerà la fine della CdL, sarò con l'UDC; se l'UDC resterà nella CdL, potrà farlo anche senza di me.[9]»

Il 18 ottobre 2006 ha annunciato, assieme al deputato Riccardo Conti, la sua uscita dal gruppo parlamentare dell'UDC a favore del gruppo misto accusando i suoi ex-compagni di avere, negli ultimi mesi, "abbaiato poco e morsicato molto meno".[10]

Follini ha fondato e diretto la fondazione culturale "Formiche". Ha poi fondato il movimento politico denominato Italia di Mezzo.

Il 28 febbraio 2007 ha votato a favore della fiducia al Governo Prodi II, rinviato alle Camere dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. La scelta di votare a favore del governo di centro-sinistra, secondo quanto dichiarato in un'intervista al Corriere della Sera del 24 febbraio 2007, è dovuta alla riprogrammazione da parte dell'esecutivo di Prodi, che ha fissato il proprio programma nel conseguimento di 12 specifici punti[11].

Il 22 maggio 2007 è entrato a far parte del "Comitato 14 ottobre", il gruppo promotore di 45 componenti incaricato dell'elaborazione delle linee guida per la nascita del nuovo Partito Democratico.

Dall'11 giugno 2007 aderisce al gruppo L'Ulivo del Senato della Repubblica.

Il 26 novembre 2007, il segretario Walter Veltroni lo ha nominato responsabile nazionale per le Politiche dell'informazione del Partito Democratico. In questi stessi mesi inizia la collaborazione con Il Riformista, quotidiano per il quale tiene una rubrica settimanale.

Viene rieletto senatore alle politiche del 2008, per il Partito Democratico quale era candidato nella circoscrizione Campania come capolista. Nella successiva XVI legislatura è stato eletto presidente della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari.

Alle elezioni primarie del Partito Democratico del 2009 ha sostenuto la candidatura di Pier Luigi Bersani ed è il responsabile della comunicazione del partito.

Dopo l'attività politica

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Alle elezioni politiche del 2013 non si ricandida in Parlamento. Nel giugno 2013 Follini decide di riconsegnare la tessera del PD, giudicato come un partito dal profilo socialista[12]. Dopo un'esperienza ultratrentennale, Follini lascia la politica attiva.

Nel 2014 diventa presidente dell'Associazione Produttori Televisivi (APT)[13]. Nel 2016 viene rieletto per un secondo mandato biennale[14]. Dopo aver sostenuto le ragioni del NO in occasione del referendum costituzionale del 2016[15], nel 2017 decide di tornare alla politica e lascia la presidenza dell'associazione.[16]

Collabora attualmente come editorialista al settimanale L'Espresso e cura una rubrica settimanale ("Il punto di vista di Follini") sul agenzia di stampa online Adnkronos.

Il 19 luglio 2023 viene costituita l’associazione Base Popolare; tra i fondatori oltre a Follini ci sono Giuseppe De Mita, Gaetano Quagliariello, Mario Mauro, Giorgio Merlo, Angelo Sanza e Lorenzo Dellai.[17]

È stato sposato con l'architetto Elisabetta Spitz, ha una figlia[18]. Il padre era il partigiano piacentino Vittorio Follini, scomparso nel 2003.[19]

  1. ^ Il CCD confluisce nell'UDC
  2. ^ Mauro Favale, Tra loden e eskimo, Gentiloni e gli altri sui banchi del liceo Tasso: "Così quei figli del '68 hanno fatto carriera", in la Repubblica, 15 dicembre 2016.
  3. ^ Aldo Cazzullo, Follini: il candidato? Ancora da decidere, in Corriere della Sera, 3 luglio 2005.
  4. ^ Marco Travaglio, Carta Canta - Il Partito del Popolo delle Libertà, la Repubblica.it, 20 novembre 2007. descrive un colloquio che sarebbe avvenuto l'11 luglio 2004 durante una verifica di governo, di cui si riportano le parole:
    Silvio Berlusconi: "Parliamo della par condicio: se non abbiamo vinto le elezioni, caro Follini, è colpa tua che non l'hai voluta abolire".
    Marco Follini: "Io trasecolo. Credevo che dovessimo parlare dei problemi della maggioranza e del governo".
    Berlusconi: "Non far finta di non capire, la par condicio è fondamentale. Capisco che tu non te ne renda conto, visto che sei già molto presente sulle reti Rai e Mediaset".
    Follini: "Sulle reti Mediaset ho avuto 42 secondi in un mese".
    Berlusconi: "Non dire sciocchezze, la verità è che su Mediaset nessuno ti attacca mai".
    Follini: "Ci mancherebbe pure che mi attacchino".
    Berlusconi: "Se continui così, te ne accorgerai. Vedrai come ti tratteranno le mie tv".
    Follini: "Voglio che sia chiaro a tutti che sono stato minacciato".
  5. ^ (EN) Tony Barber, "Boost for Berlusconi after Opponent Resigns", Financial Times, Londra 17 ottobre 2005: 9, The Financial Times Historical Archive, 1888-2010.
  6. ^ Angelo Picariello, "Storia e amarcord dello Scudo Crociato, il partito che nessuno vuole più e tutti rimpiangono", Avvenire, 9 novembre 2019, p. 9: "gli fecero notare che era la legge elettorale che aveva chiesto. Ma, piccolo particolare, mancava la possibilità per l'elettore di indicare una preferenza, strumento vitale per l'ultimo partito di ispirazione democristiana presente su piazza (con lo scudo crociato ancora nel simbolo), che della selezione della classe dirigente faceva il suo tratto distintivo rispetto al modello di partito personale ormai imperante".
  7. ^ Follini lascia e sferza il partito - L'Avvenire, 16 ott 2005 - Citazione da conferenza stampa Archiviato il 7 aprile 2007 in Internet Archive.
  8. ^ http://www.repubblica.it/2005/i/sezioni/politica/nuovacdl6/testdim/testdim.html
  9. ^ Marco Follini lascia l'UDC: "Abbaia ma non morde" - La Gente d'Italia, 19 ott 2006 (PDF), su lagenteditalia.com. URL consultato il 9 marzo 2007 (archiviato dall'url originale il 15 settembre 2007).
  10. ^ Follini lascia l'Udc e fonda nuovo movimento - Il Corriere della Sera, 10 ott 2006
  11. ^ "Ecco perché scelgo di sostenere il premier" - Intervista al Corriere della sera, 24 feb 2007
  12. ^ Follini: “Riconsegno la tessera e rifaccio il Centro”, su catanzaro3.wordpress.com. URL consultato il 20 luglio 2013 (archiviato dall'url originale il 20 luglio 2013).
  13. ^ Marco Follini eletto presidente dell'APT, su apt.it. URL consultato il 15 luglio 2023 (archiviato dall'url originale il 14 giugno 2016).
  14. ^ Marco Follini confermato presidente Apt per i prossimi due anni, su primaonline.it. URL consultato il 14 giugno 2016.
  15. ^ INTERVISTA Referendum, Follini: "Il mio no a una riforma che divide"
  16. ^ Ok del comitato direttivo Apt alla presidenza di Giancarlo Leone, su primaonline.it. URL consultato il 14 aprile 2017.
  17. ^ Paolo Brambilla, Nasce Base Popolare: Follini, Quagliarello e De Mita jr tra i fondatori. Partito popolare europeo favorevole « LMF Lamiafinanza, su LMF Lamiafinanza, 18 luglio 2023. URL consultato il 20 luglio 2023.
  18. ^ Giorgio Dell'Arti - Massimo Parrini Catalogo dei viventi 2009, Marsilio scheda aggiornata al 5 ottobre 2008, Elisabetta Spitz Archiviato il 19 giugno 2015 in Internet Archive.
  19. ^ Follini: mio padre partigiano in posa con il fascista morto, in Il Piccolo, 10 maggio 2005.

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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Predecessore Vicepresidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana Successore
carica vacante 2 dicembre 2004 – 15 aprile 2005
con Gianfranco Fini
Gianfranco Fini
Giulio Tremonti

Predecessore Segretario dell'Unione di Centro Successore
nessuno 6 dicembre 2002 – 15 ottobre 2005 Lorenzo Cesa

Predecessore Segretario nazionale del Centro Cristiano Democratico Successore
Pier Ferdinando Casini 31 maggio 2001 – 6 dicembre 2002 nessuno
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