Molly house
«È a Londra e Amsterdam che compare la prima subcultura omosessuale maschile fondata non più sulla suddivisione gerarchica dei ruoli attivo-passivo in base all'età, bensì sull'"inversione di genere: si riuniscono vestendosi da donne, dandosi reciprocamente nomignoli femminili e inscenando finti matrimoni. Vengono chiamati "mollies" e i loro punti di ritrovo prendono il nome di "Molly Houses": Mollies (molle, debole effeminato) è anche un nome femminile per indicare le prostitute[3].»
Molly house era un termine utilizzato in Inghilterra nel XVIII e XIX secolo per indicare i luoghi d'incontro per uomini omosessuali; tali luoghi erano, in genere, taverne, osterie e pub, caffè[4] o anche stanze private[5] in cui si poteva socializzare o incontrare possibili partner sessuali.
Anche se questi club tendevano a mostrare una pesante connotazione sessuale, alcuni critici sono riluttanti a classificarli come bordelli o case d'appuntamento; Rictor Norton, ad esempio, sostiene che tra i clienti abituali, in realtà, potevano esservi anche amici comuni, almeno all'inizio, dal momento che prove consistenti riguarda alla pratica della prostituzione maschile sembrano essere insufficienti almeno fino agli anni '80 del Settecento[5][6].
A quel tempo le attività omosessuali in Inghilterra erano illegali (in base al Buggery Act del 1533) ed erano pesantemente perseguitate; rimasero reati passibili di pena di morte fino al 1861[7]. In questo contesto, in particolare durante gli anni '20 del XVIII secolo, le Molly house diventarono obiettivi di raid e arresti[4] da parte della polizia, mentre, d'altro canto, i loro clienti si trovavano a essere il bersaglio ideale di ricatti[8] ed estorsioni da parte di truffatori della peggior risma.
Le Molly house possono essere considerate quasi precorritrici di alcuni tipi di luoghi d'incontro contemporanei per la comunità gay[4][5].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ (EN) Crimes Tried at the Old Bailey, su The Proceedings of the Old Bailey, 1674–1913. URL consultato il 12 marzo 2017.
- ^ Léo Taxil's book La prostitution contemporaine, 1884, p. 384, Plate VII
- ^ Paolo Zanotti Il gay, dove si racconta come è stata inventata l'identità omosessuale Fazi Editore 2005, p. 28
- ^ a b c Amanda Bailey e Randolph Trumbach, Welcome to the Molly-House: An Interview with Randolph Trumbach, in Cabinet, 8 Pharmacopia, autunno 2002. URL consultato il 28 ottobre 2015.
- ^ a b c Rictor Norton, Clap, Margaret [known as Mother Clap] (fl. 1710–1726), 'molly house' keeper, in Oxford Dictionary of National Biography, Oxford University Press, 2004. URL consultato l'8 novembre 2015.
- ^ (EN) Rictor Norton, The Gay Subculture in Early Eighteenth-Century London, su Homosexuality in Eighteenth-Century England: A Sourcebook. URL consultato il 9 novembre 2015.
- ^ Homosexuality in Great Britain Section Two: Legislation, su banap.net. URL consultato il 9 novembre 2015 (archiviato dall'url originale il 28 giugno 2019).
- ^ (EN) Rictor Norton, Who's Who in Gay and Lesbian History. Vol. 1. From antiquity to World War II, a cura di Robert Aldrich e Garry Wotherspoon, 2ª ed., Londra, Routledge, 2001, p. 212, ISBN 0-415-15982-2.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Rictor Norton (a cura di), Homosexuality in Eighteenth-Century England: A Sourcebook, su rictornorton.co.uk. URL consultato il 9 novembre 2015.
- (EN) Morris B. Kaplan, Sodom on the Thames: Sex, Love, and Scandal in Wilde Times, Cornell University Press, 2005, ISBN 0-8014-3678-8. URL consultato il 4 agosto 2009.
- (EN) Rictor Norton, The Gay Subculture in Early Eighteenth-Century London, su Homosexuality in Eighteenth-Century England: A Sourcebook. URL consultato il 9 novembre 2015.
- (EN) Rictor Norton, The Trial of Thomas Wright, su Homosexuality in Eighteenth-Century England: A Sourcebook. URL consultato il 9 novembre 2015.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- City of Vice on Channel 4 featured Molly House in Episode 2 Archiviato il 12 marzo 2017 in Internet Archive.