Moscoforo
Moscoforo (Moskophoros/Moschophoros/Moschophorus) | |
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Autore | Sconosciuto |
Data | 570-560 a.C. circa |
Materiale | marmo dell'Imetto |
Altezza | 162 cm |
Ubicazione | Museo dell'Acropoli di Atene, Atene |
Coordinate | 37°58′06.4″N 23°43′42.6″E |
Il cosiddetto Moscoforo (in greco antico: μοσχοφόρος?, moschophóros, da μόσχος, "vitello", e φέρω, "portare": "portatore di vitello") è una scultura greca in marmo dell'Imetto di età arcaica (570-560 a.C. circa), alta 162 cm e conservata nel Museo dell'Acropoli ad Atene.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]La statua fu rinvenuta sull'Acropoli di Atene nel 1863[1] negli scavi a sud-est dell'Acropoli nella cosiddetta colmata persiana, ovvero il terrapieno in cui erano stati sepolti tutti i resti dei monumenti distrutti dai Persiani nel 480 a.C.
Descrizione e stile
[modifica | modifica wikitesto]L'occasione della dedica fatta ad Atena è incerta: potrebbe trattarsi del vincitore di una gara che aveva come premio un vitello o di un sacrificio in onore della dea.[2]
La figura originariamente era policroma, con occhi di pasta vitrea, avorio e osso. Il viso dell'uomo presenta il cosiddetto "sorriso arcaico" (utile per l'arrotondamento degli occhi e della bocca) e lo sguardo dritto, opposto allo sguardo abbassato del vitello. I muscoli sono ben torniti ed hanno una superficie fluida e levigata, collegata alle cadenze lineari del sottilissimo mantello che ricade con due lembi decorativi sul davanti. Da notare la disposizione chiastica delle braccia del giovane e delle zampe del vitello sulle sue spalle, che contribuisce a serrare il rapporto tra le due figure, le partiture orizzontali dell'addome e le forme corporee (specie delle spalle) ben definite, il mantello che addolcisce le linee e crea una continuità tra il gomito e il bacino in una morbida linea di contorno. Come osserva H. Payne, qui, la struttura prevalentemente cubica del kouros greco sembra per la prima volta smorzarsi in una maggiore volontà di lavorazione a tutto tondo.[3]
- Veduta laterale
- Dettaglio
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Arias 1981, p. 16.
- ^ Un lavoro di J. Kleine pubblicato nel 1973 mette in relazione l'iscrizione relativa alla fondazione delle Panatenee del 566 a.C. con i caratteri dell'iscrizione dedicatoria del Moscoforo, confermando la datazione di quest'ultimo. Cfr. Arias 1981, p. 45.
- ^ Per l'accurata descrizione del Payne vedi in: H. Payne; P. E. Arias 1981, pp. 94-95.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Gisela M. A. Richter, L'arte greca, Torino, Einaudi, 1969.
- Jean Charbonneaux, Roland Martin; François Villard, La Grecia arcaica : (620-480 a.C.), Milano, Rizzoli, 1978. ISBN non esistente
- Humfry Payne, Paolo Enrico Arias, La scultura arcaica in marmo dell'Acropoli, Roma, L'Erma di Bretschneider, 1981, ISBN 88-7062-500-1.
- Ranuccio Bianchi Bandinelli, Enrico Paribeni, L'arte dell'antichità classica. Grecia, Torino, UTET Libreria, 1986, ISBN 88-7750-183-9..
- Antonio Giuliano, Storia dell'arte greca, Carocci, Roma 1998 ISBN 88-430-1096-4
- Pierluigi De Vecchi ed Elda Cerchiari, I tempi dell'arte, volume 1, Bompiani, Milano 1999. ISBN 88-451-7107-8
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
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