Placido Rizzotto
Placido Rizzotto (Corleone, 2 gennaio 1914 – Corleone, 10 marzo 1948) è stato un sindacalista e politico italiano, afferente al massimalismo socialista, rapito e ucciso da Cosa nostra.[1]
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Nacque a Corleone da Giovanna Moschitta e Carmelo Rizzotto. Primo di sette figli, perse la madre quando era ancora bambino. In seguito all'arresto del padre con l'accusa di far parte di un'associazione mafiosa, fu costretto ad abbandonare la scuola per occuparsi della famiglia.[2] Nel settembre 1935 è chiamato alle armi a Palmanova, nel 14º reggimento “Cavalleggeri di Alessandria”. Placido restò per un anno intero in Friuli, senza mai tornare in licenza. Fermatosi alla terza elementare, nell’esercito Rizzotto migliora il suo livello di istruzione, che crescerà maggiormente negli anni Quaranta con il richiamo alle armi. Finito il servizio militare, nel novembre 1936 rientra a Corleone e torna a lavorare nei campi con il padre.
Nel settembre 1940 Placido viene richiamato alle armi e assegnato al 60º gruppo cavalleggeri appiedati. Rimane per tutto il periodo in Sicilia spostandosi in diverse zone dell’isola, prestando servizio prevalente presso la zona costiera sud-occidentale. Nell'agosto 1942 viene nominato caporal maggiore. Subito dopo la nomina a sergente viene trasferito nel marzo al reggimento motorizzato cavalleggeri "Lucca" e destinato al reggimento corazzato V. E. II di Bologna. Non si conoscono le ragioni del trasferimento in quanto il foglio matricolare è stato oggetto di una modifica che ne impedisce la lettura della parte scritta in origine. Nel luglio, per la prima volta nel suo percorso militare, è oggetto di una punizione per aver coperto l'assenza al contrappello di alcuni suoi sottoposti.
Alla fine dell'estate, a seguito dei rivolgimenti politici nazionali, il reggimento viene spostato in centro Italia: agli inizi di settembre Rizzotto si trova a Tivoli e dall'8 al 10 parteciperà alla battaglia contro l’avanzata delle truppe tedesche. L’11 settembre i comandi dell’esercito stipulano una tregua con le truppe tedesche; Rizzotto lascia il reparto e si reca a Roma. Entra a far parte della Banda "Napoli", guidata dal capo squadra socialista Pietro Agostinucci. Placido è in contatto anche con il tenente col. Barbara, indicato in una relazione quale referente segreto all’interno della Banda "Napoli" del Fronte militare clandestino della Resistenza, organo sottoposto al governo Badoglio e in contatto con le forze alleate - guidato dal colonnello Montezemolo e composto da ufficiali generalmente monarchici – avente il compito di osservare l’attività delle bande partigiane ed evitare, al momento della resa tedesca, un’insurrezione delle forze resistenziali di sinistra.
La Banda "Napoli" opera nelle periferie romane sovente in stretto contatto con il gruppo comunista “Bandiera Rossa”.[3] Rientrato a Corleone al termine della guerra, iniziò la sua attività politica e sindacale. Ricoprì l'incarico di presidente dei reduci e combattenti dell'ANPI di Palermo e quello di segretario della Camera del lavoro di Corleone.[4] Fu esponente di spicco del Partito Socialista Italiano e della CGIL.
Venne rapito nella serata del 10 marzo 1948, mentre andava da alcuni compagni di partito, e ucciso dalla mafia per il suo impegno a favore del movimento contadino per l'occupazione delle terre. Mentre veniva assassinato, il pastorello Giuseppe Letizia assistette al suo omicidio di nascosto e vide in faccia gli assassini. Per questo venne ucciso con un'iniezione letale, fattagli dal boss e medico Michele Navarra (il mandante del delitto di Placido Rizzotto).[5]
Le indagini sull'omicidio furono condotte dall'allora capitano dei Carabinieri Carlo Alberto dalla Chiesa. Sulla base degli elementi raccolti dagli inquirenti, vennero arrestati Vincenzo Collura e Pasquale Criscione, che ammisero di aver preso parte al rapimento di Rizzotto in concorso con Luciano Liggio. Grazie alla testimonianza di Collura fu possibile ritrovare alcune tracce del sindacalista, ma non il corpo, che era stato gettato da Liggio nelle doline di Rocca Busambra, nei pressi di Corleone. Criscione e Collura, insieme a Liggio, che rimase latitante fino al 1964, furono assolti per insufficienza di prove, dopo aver ritrattato la loro confessione in sede processuale.[5][6]
Il ritrovamento dei resti
[modifica | modifica wikitesto]Il 9 marzo 2012 l'esame del DNA, comparato con quello estratto dal padre Carmelo Rizzotto, morto da tempo e riesumato per questo scopo, ha confermato che i resti trovati il 7 luglio 2009, dopo una lunga e difficile indagine condotta dagli uomini della Polizia di Stato in servizio presso il commissariato PS di Corleone, all'interno di una dolina di Rocca Busambra a Corleone, appartengono a Placido. I resti sono stati recuperati da personale specializzato per interventi speleologici del comando provinciale Vigili del Fuoco di Palermo.[5][6]
Il 16 marzo 2012 il Consiglio dei ministri ha deciso i funerali di Stato per Placido Rizzotto[7], svoltisi a Corleone il 24 maggio 2012 alla presenza del presidente della repubblica Giorgio Napolitano.[8][9]
Influenze nella cultura di massa
[modifica | modifica wikitesto]- La cooperativa siciliana Libera Terra produce e commercializza due vini denominati Placido Rizzotto Bianco e Placido Rizzotto Rosso, provenienti da vigne confiscate alla mafia.
- La sua vita è stata raccontata nel film Placido Rizzotto di Pasquale Scimeca uscito nel 2000 e girato nel paese madonita di Isnello. La pellicola è stata al centro di polemiche per non aver fatto alcun riferimento alla militanza politica di Rizzotto nel Partito Socialista Italiano. Emanuele Macaluso e altri intellettuali d'area socialista hanno più volte ribadito la convinta adesione di Placido Rizzotto ai valori del socialismo, testimoniata durante tutta la sua attività politica.
- La vita di Rizzotto è stata anche brevemente narrata nella prima puntata della miniserie televisiva Il capo dei capi.
- Nel film Corleone (1978), diretto da Pasquale Squitieri, il personaggio di Michele Labruzzo, interpretato da Michele Placido, è ispirato alla figura di Rizzotto.
- L'assassinio del sindacalista Rizzo (Giancarlo Prete) e del pastorello testimone dell'accaduto nel film di Damiano Damiani Confessione di un commissario di polizia al procuratore della Repubblica (1971) sono ispirati all'assassinio di Rizzotto e Letizia.
- La vicenda di Rizzotto e del pastorello Letizia è raccontata all'interno del film-inchiesta Il sasso in bocca (1970) di Giuseppe Ferrara.
- È citato anche in un episodio della serie Rai La mafia uccide solo d'estate, nel quale viene mostrato l’omicidio di Rizzotto dal punto di vista di Giuseppe Letizia ed è narrata la tragica vicenda del pastore.
- Nel 2012, la FLAI CGIL ha istituito l'Osservatorio Placido Rizzotto, dedicato alla memoria del sindacalista,[10] e che compila regolarmente rapporti sull'estensione del fenomeno del caporalato e delle agromafie in tutta Italia.[11][12]
Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]— 17 maggio 2012[13]
Filmografia
[modifica | modifica wikitesto]- Placido Rizzotto, film di Pasquale Scimeca, produzione Arbash in collaborazione con Rai Cinema, 2000.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ 10 Marzo 1948 Corleone (PA). Scompare Placido Rizzotto, Partigiano, socialista, segretario della Camera del Lavoro e dirigente delle lotte contadine. Primo caso di “lupara bianca”. I suoi resti recuperati dopo 64 anni nella foiba di Rocca Busambra., su VittimeMafia.it, 10 marzo 1948. URL consultato il 18 febbraio 2024 (archiviato l'11 ottobre 2019).
- ^ Placido Rizzotto, su Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie. URL consultato il 18 febbraio 2024 (archiviato l'11 marzo 2023).
- ^ Sulle orme Placido Rizzotto Ieri, oggi, domani. Resistenza, diritto del lavoro, legalità dal Friuli alla Sicilia. Convegno e Atti pubblicati da Anpi Val But "Aulo Magrini" Paluzza.
- ^ Associazione Nazionale Partigiani d'Italia - Voghera, su lombardia.anpi.it. URL consultato il 18 febbraio 2024 (archiviato il 5 ottobre 2012).
- ^ a b c Ritrovati i resti di Placido Rizzotto sindacalista ucciso dalla mafia nel '48.
- ^ a b Identificati dopo 64 anni i resti di Rizzotto il sindacalista che combatteva la mafia di Liggio.
- ^ Funerali di Stato per Placido Rizzotto (archiviato dall'url originale il 18 marzo 2012).
- ^ Il presidente Napolitano a Corleone per i funerali di Placido Rizzotto.
- ^ "Un sacrificio che ha dato i suoi frutti" Napolitano ricorda Placido Rizzotto, in La Repubblica, 24 maggio 2012. URL consultato il 24 maggio 2012 (archiviato il 10 marzo 2016).
- ^ La Fondazione Placido Rizzotto, su fondazionerizzotto.it. URL consultato il 2 luglio 2024.
- ^ Micaela Cappellini, Caporalato, nelle campagne italiane 230mila lavoratori sfruttati, su Il Sole 24 Ore, 21 giugno 2024. URL consultato il 2 luglio 2024.
- ^ Angelo Mastandrea, Le mattine dei lavoratori indiani, a Latina, su Il Post, 30 giugno 2024. URL consultato il 2 luglio 2024.
- ^ Rizzotto Placido Medaglia d'oro al merito civile, su Presidenza della Repubblica, 17 maggio 2012.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Carlo Lucarelli, Terra e libertà, in Storie di bande criminali, di mafie e di persone oneste, 1ª ed., Einaudi, 2008, pp. 280.-332, ISBN 978-88-06-19502-1.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]- Carlo Alberto dalla Chiesa
- Giuseppe Letizia
- Luciano Liggio
- Michele Navarra
- Vittime di Cosa nostra in Italia
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikiquote contiene citazioni di o su Placido Rizzotto
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Placido Rizzotto
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Giovanni Contini Bonacossi, RIZZOTTO, Placido, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 87, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2016.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 75560231 · ISNI (EN) 0000 0000 3216 3681 · LCCN (EN) n95042908 · GND (DE) 1120503809 |
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