Rivolta dell'Ararat

Rivolta dell'Ararat
Da sinistra a destra: Halis Bey, Ihsan Nuri, Ferzende Bey[1]
Dataottobre 1927 - 17 settembre 1930
Luogoprovincia di Karaköse, l'odierna provincia di Ağrı, in Turchia
EsitoVittoria turca
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
Terza Armata
10.000-15.000 truppe[3][4][5]
Xoybûn
5.000-8.000 uomini[4]
Perdite
4.500–47.000[6][7][8][9][10]
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La rivolta dell'Ararat,[11][12] nota anche come ribellione di Ağrı (in turco Ağrı ayaklanmaları o Ağrı isyanı), o rivolta del Khoybun[13][14] fu una rivolta del 1930 dei curdi della provincia di Ağrı, nella Turchia orientale, contro il governo turco. Il capo delle forze guerrigliere durante la ribellione fu Ihsan Nuri della tribù Jibran.[15]

Nel 1926, prima della rivolta dell'Ararat, Ibrahim Heski guidò le tribù Hesenan, Jalali e Haydaran in una ribellione (16 maggio-17 giugno 1926).[16] Il 16 maggio, le forze curde combatterono contro il 28º reggimento di fanteria della 9ª Divisione di Fanteria della dell'esercito turco e un reggimento jandarma nella regione Demirkapı. Le forze turche furono sconfitte e il 28º reggimento disperso dovette ritirarsi verso Doğubeyazıt.[17] Il 16/17 giugno, Heski e le sue forze furono circondate dal 28º e 34º reggimento dell'esercito turco e dovettero ritirarsi a Yukarı Demirkapı in Iran.[18]

L'11 giugno 1930, le forze armate turche avviarono le risposte armate sotto la guida di Salih Pasha alla ribellione contro gli insorti di Ağrı.[19] Secondo Wadie Jwaideh, lo Xoybûn, l'organizzazione nazionalista curda Kurmanci che coordinava la ribellione, chiese urgentemente aiuto ai curdi. Fu una ribellione curda comprendente la maggior parte dei curdi Kurmancî e superò di gran lunga il numero dei Qizilbash di Dersim. Ecco perché, con grande costernazione dei turchi, l'appello dello Xoybûn ebbe una risposta su un ampio fronte da una controffensiva a Monte Tendürek, Iğdır, Erciş, Monte Süphan, Van e Bitlis, costringendo i turchi ad abbandonare temporaneamente la loro offensiva contro Ağrı.[20] A luglio, le forze dello Xoybun decisero di inviare rinforzi dalla Siria per la rivolta nella notte tra il 4-5 agosto. Cinque gruppi separati sarebbero dovuti essere guidati da Hadjo Agha, Kadri Cemilpasha, Khamil, figlio di Ibrahim Pasha, Rassoul Agha Mohammed della zona di Bohtan e Mustafa e Bozan Sahin. Ma il piano non fu eseguito come previsto e tre rinforzi tornarono dopo aver notato l'esaurimento dei loro uomini.[21]

Ultima offensiva contro il Monte Ararat

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Entro la fine dell'estate 1930 l'aviazione turca stava bombardando da tutte direzioni le posizioni curde intorno al monte Ararat. Secondo il gen. Ihsan Nuri, la superiorità militare dell'aviazione turca demoralizzò i curdi e portò alla loro capitolazione.[22]

Durante l'insurrezione, l'aviazione turca bombardò anche diverse tribù e abitanti dei villaggi curdi. Ad esempio, le tribù Halikanli e Herkifurono bombardate rispettivamente il 18 luglio e il 2 agosto. I villaggi ribelli vennero continuamente bombardati dal 2 al 29 agosto.[22] Dal 10 al 12 giugno le posizioni curde furono ampiamente bombardate, e ciò costrinse i curdi a ritirarsi in posizioni più elevate intorno al monte Ararat. Il 9 luglio il quotidiano Cumhuriyet riferì che l'aviazione turca stava "piombando" di bombe il monte Ararat.[22] I curdi, scampati ai bombardamenti, furono catturati vivi. Il 13 luglio, la ribellione a Zilan fu repressa.[23] Squadroni di 10-15 velivoli furono usati per reprimere la rivolta. Il 16 luglio vennero abbattuti due aerei turchi.[23] I bombardamenti aerei continuarono per diversi giorni e costrinsero i curdi a ritirarsi a quota 5.000 metri. Il 21 luglio i bombardamenti avevano distrutto molti forti curdi. Durante queste operazioni, l'esercito turco mobilitò 66.000 soldati (contrariamente a questa cifra Robert W. Olson dà il numero di 10.000-15.000 soldati in un'altra opera[3], mentre altri lavori affermano questi numeri)[5] e 100 aerei.[22] L'ultima grande offensiva segnalata dai curdi venne diretta a Diyarbakır il 2 settembre.[24] I ribelli furono gradualmente schiacciati dai numeri superiori dell'esercito turco.[25][26] La campagna contro i curdi terminò il 17 settembre 1930.

L'insurrezione fu sconfitta nel 1931 e la Turchia riprese il controllo del territorio.

Poiché il confine tra Turchia e Persia correva lungo il lato del Piccolo Ararat fino alla sua cima, la Turchia non fu in grado di impedire ai combattenti curdi di attraversare il confine in quella posizione.[27] Per risolvere questo problema la Turchia chiese che gli fosse ceduta l'intera montagna. Il 23 gennaio 1932, Persia e Turchia firmarono l'Accordo relativo alla fissazione della frontiera tra Persia e Turchia (nome ufficiale in francese Accord relatif à la fixation de la ligne frontière entre la Perse et la Turquie) a Teheran.[28][29] La Turchia ricevette il controllo totale sul territorio sulle montagne di Ağrı e dell'Ararat minore tra il villaggio armeno di Guirberan e Kuch Dagh. In compenso, la Persia guadagnò novanta miglia quadrate nelle vicinanze di Qotur (قطور ).[30]

Il comandante della ribellione ha documentato il ruolo dell'aviazione turca nella sconfitta della rivolta di Ağrı nel suo libro intitolato La Révolte de L'Agridagh (La rivolta del Monte Ararat).[31]

Influenze culturali

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  • Kemal Tahir, Yol Ayrımı (romanzo)
  • Esat Mahmut Karakurt, Dağları Bekliyen Kız ("La ragazza che aspetta le montagne", romanzo)
  • Dağları Bekleyen Kız ("La ragazza che aspetta le montagne", 1955, film)
  • Dağları Bekleyen Kız ("La ragazza che aspetta le montagne", 1968, film)[32]
  • Rohat Alakom, Bir Türk Subayının Ağrı Dağı İsyanı Anıları, Avesta, 2011
  1. ^ Rohat Alakom, Hoybûn örgütü ve Ağrı ayaklanması, 1. baskı, Avesta, 1998, p. 180, ISBN 975-7112-45-3, OCLC 40331933. URL consultato il 31 luglio 2021.
  2. ^ Michael M. Gunter, The A to Z of the Kurds, Scarecrow Press, 2009, p. 9, ISBN 978-0-8108-6334-7, OCLC 435767576. URL consultato il 31 luglio 2021.
  3. ^ a b (EN) Robert W. Olson, Imperial Meanderings and Republican By-ways: Essays on Eighteenth Century Ottoman and Twentieth Century History of Turkey, Isis Press, 1996, p. 142, ISBN 978-975-428-097-5. URL consultato il 31 luglio 2021.
  4. ^ a b Robin Leonard Bidwell, Kenneth Bourne, Donald Cameron Watt, Great Britain. Foreign Office: British documents on foreign affairs--reports and papers from the Foreign Office confidential print: From the First to the Second World War. Series B, Turkey, Iran, and the Middle East, 1918-1939, Volume 32, University Publications of America, 1997, page 82.
  5. ^ a b (EN) Soner Cagaptay, Islam, Secularism and Nationalism in Modern Turkey: Who is a Turk?, Routledge, 2 maggio 2006, p. 38, ISBN 978-1-134-17448-5. URL consultato il 31 luglio 2021.
  6. ^ Yusuf Mazhar, Cumhuriyet, 16 Temmuz 1930, ... Zilan harekatında imha edilenlerin sayısı 15,000 kadardır. Zilan Deresi ağzına kadar ceset dolmuştur...
  7. ^ Ahmet Kahraman, ibid, p. 211, Karaköse, 14 (Özel muhabirimiz bildiriyor) ...
  8. ^ Ayşe Hür, Osmanlı'dan bugüne Kürtler ve Devlet-4, su taraf.com.tr (archiviato dall'url originale il 25 febbraio 2011).
  9. ^ M. Kalman, Belge, tanık ve yaşayanlarıyla Ağrı direnişi, 1926-1930, 1. baskı, Pêrı̂ Yayınları, 1997, p. 105, ISBN 975-8245-01-5, OCLC 39292443. URL consultato il 31 luglio 2021.
  10. ^ "Der Krieg am Ararat" (Telegramm unseres Korrespondenten) Berliner Tageblatt, October 3, 1930, "... die Türken in der Gegend von Zilan 220 Dörfer zerstört und 4500 Frauen und Greise massakriert."
  11. ^ Rudy Caparrini, Il Medio Oriente contemporaneo, 1914-2005: da Lawrence d'Arabia a Osama bin Laden, Masso delle Fate, 2005, p. 76, ISBN 978-88-6039-003-5. URL consultato il 31 luglio 2021.
  12. ^ Afriche e orienti, Associazione Afriche e Orienti, 2005, p. 186. URL consultato il 31 luglio 2021.
  13. ^ Quaderni di oriente moderno, Istituto per l'oriente, 2001, p. 158. URL consultato il 31 luglio 2021.
  14. ^ Mirella Galletti, Le relazioni tra Italia e Kurdistan, Istituto per l'oriente C.A. Nallino, 2001, p. 158. URL consultato il 31 luglio 2021.
  15. ^ (TR) Rohat Alkom, Hoybûn örgütü ve Ağrı ayaklanması, Avesta, 1998, ISBN 975-7112-45-3, p. 80.
  16. ^ (TR) Faik Bulut, Devletin Gözüyle Türkiye'de Kürt İsyanları, Yön Yayıncılık, 1991, p. 79.
  17. ^ (TR) Bulut, ibid, p. 80.
  18. ^ (TR) Bulut, ibid, p. 83.
  19. ^ (EN) Gérard Chaliand, A People Without a Country: The Kurds and Kurdistan, Zed Books, 1993, pp. 55, ISBN 978-1-85649-194-5.
  20. ^ Paul J. White, Primitive rebels or revolutionary modernizers?: the Kurdish national movement in Turkey, Zed Books, 2000, ISBN 978-1-85649-822-7, p. 78.
  21. ^ (FR) Jordi Tejel Gorgas, Le mouvement kurde de Turquie en exil: continuités et discontinuités du nationalisme kurde sous le mandat français en Syrie et au Liban (1925-1946), Peter Lang, 2007, pp. 257–258, ISBN 978-3-03911-209-8.
  22. ^ a b c d Olson, 2000.
  23. ^ a b Olson, 2000.
  24. ^ (EN) Wadie Jwaideh, The Kurdish National Movement: Its Origins and Development, Syracuse University Press, 2006, ISBN 081563093X.
  25. ^ Paul J. White, Ethnic Differentiation among the Kurds: Kurmancî, Kizilbash and Zaza, in Journal of Arabic, Islamic & Middle Eastern Studies, vol. 2, n. 2, 1995, pp. 67–90.
  26. ^ Jwaideh, Wadie (1960).
  27. ^ Friedrich Parrot, Journey to Ararat, traduzione di William Desborough Cooley, Introduction by Pietro A. Shakarian, London, Gomidas Institute, 2016 [1846], p. xxiii, ISBN 978-1909382244.
  28. ^ Burdett (a cura di), Accord relatif à la fixation de la ligne frontière entre la Perse et la Turquie, in Armenia: Political and Ethnic Boundaries, 1878-1948, Cambridge, Cambridge Archive Editions, 1998, pp. 959–962, ISBN 978-1852079550.
  29. ^ Arthur Tsutsiev, Atlas of the Ethno-Political History of the Caucasus, traduzione di Nora Seligman Favorov, New Haven, Yale University Press, 2014, p. 92, ISBN 978-0300153088.
  30. ^ Pirouz Mojtahed-Zadeh, Boundary Politics and International Boundaries of Iran: A Study of the Origin, Evolution, and Implications of the Boundaries of Modern Iran with Its 15 Neighbors in the Middle East, the Persian Gulf, the Caucasus, the Caspian Sea, Central Asia, and West Asia by a Number of Renowned Experts in the Field, Universal-Publishers, 2007, ISBN 978-1-58112-933-5, p. 142.
  31. ^ Ihsan Nuri Pasha, La Révolte de L'Agridagh, with a preface by Ismet Cheriff Vanly, Éditions Kurdes, Geneva, 1985. (translated into Turkish: Ağrı Dağı İsyanı, Med Publications, Istanbul, 1992.(pp.98, 105, 131, 141, 156 and 164)
  32. ^ (EN) Daglari bekleyen kiz (1968) - IMDb. URL consultato il 31 luglio 2021.

Voci correlate

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