Sale di Zeise
Sale di Zeise | |
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Nome IUPAC | |
Tricloro(η2-etene)platinato(II) di potassio | |
Nomi alternativi | |
Sale di Zeise | |
Caratteristiche generali | |
Formula bruta o molecolare | K[PtCl3(η2-C2H4)]•H2O |
Massa molecolare (u) | 368,59 (anidro) |
Aspetto | solido cristallino giallo |
Numero CAS | |
Numero EINECS | 630-445-1 |
PubChem | 16211684 |
SMILES | C=C.O.Cl[Pt-](Cl)Cl.[K+] |
Proprietà chimico-fisiche | |
Temperatura di fusione | 220 °C (493 K) dec |
Indicazioni di sicurezza | |
Simboli di rischio chimico | |
attenzione | |
Frasi H | 315 - 319 - 335 |
Consigli P | 261 - 305+351+338 [1] |
Sale di Zeise è la denominazione comune del composto chimico con formula K[PtCl3(η2-C2H4)]•H2O. In condizioni normali è un solido giallo, stabile all'aria. L'anione è un complesso del platino con geometria planare quadrata. Viene in genere preparato a partire da K2[PtCl4] ed etilene in presenza di quantità catalitiche di cloruro stannoso. In commercio è disponibile in forma idrata.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Il sale di Zeise è stato il primo composto organometallico contenente un legante insaturo.[2] William Christopher Zeise, professore all'Università di Copenaghen lo sintetizzò per la prima volta nel 1827,[3][4] mentre studiava la reazione di PtCl4 con etanolo bollente, e propose che il composto ottenuto contenesse etilene. Justus von Liebig, chimico allora autorevole, criticò spesso la proposta di Zeise, che fu però corroborata nel 1868 quando Karl Birnbaum preparò il complesso usando etilene.[5][6]
Il sale di Zeise fu molto studiato durante la seconda metà dell'Ottocento, perché i chimici non riuscivano a capire quale potesse essere la struttura del composto. Il sale di Zeise servì a stimolare la ricerca nel campo della chimica organometallica, e fu utile a definire nuovi concetti come quelli di apticità e retrodonazione π.
Struttura
[modifica | modifica wikitesto]Il problema della struttura del sale di Zeise fu chiarito solo nel XX secolo con l'avvento della diffrazione a raggi X[7] e della diffrazione neutronica.[8] Nel cristallo l'anione ha una struttura sostanzialmente planare quadrata, con il legame C=C dell'etilene perpendicolare al piano PtCl3. La rotazione dell'alchene attorno al legame metallo-alchene richiede solo una modesta energia di attivazione, e in soluzione l'alchene ruota liberamente. L'analisi dell'altezza della barriera indica che nella maggior parte dei metalli il legame π con l'alchene è più debole del legame σ. Nell'anione del sale di Zeise non è possibile determinare la barriera rotazionale tramite spettroscopia NMR perché i protoni sono tutti equivalenti. In complessi meno simmetrici contenenti etilene, come [RhCp(C2H4)2], è possibile analizzare le barriere rotazionali associate al legame metallo-etilene.[9]
Reattività
[modifica | modifica wikitesto]Gli alcheni coordinati sono facilmente attaccati da nucleofili come OH−, OMe− e Cl−. In acqua il sale di Zeise reagisce lentamente formando CH3CHO e platino metallico. Trattando con HCl si ottiene il dimero [PtCl2(C2H4)]2 di colore arancio, dove due leganti cloro sono a ponte tra i due centri metallici.
Sicurezza
[modifica | modifica wikitesto]Il sale di Zeise è considerato nocivo per inalazione, contatto con la pelle e gli occhi. Non sono stati effettuati studi approfonditi né sulla tossicologia né su eventuali proprietà cancerogene.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Sigma Aldrich; rev. del 17.05.2013
- ^ G. B. Kauffman, Coordination chemistry: history, in R. B. King (a cura di), Encyclopedia of inorganic chemistry, 2ª ed., Wiley, 2005, ISBN 978-0-470-86078-6.
- ^ W. C. Zeise, Besondere Platinverbindung, in Annalen der Physik, vol. 85, n. 4, 1827, p. 632, DOI:10.1002/andp.18270850418. URL consultato il 12 marzo 2011.
- ^ W. C. Zeise, Von der Wirkung zwischen Platinchlorid und Alkohol, und von den dabei entstehenden neuen Substanzen, in Annalen der Physik, vol. 97, n. 4, 1831, pp. 497-541, DOI:10.1002/andp.18310970402. URL consultato il 12 marzo 2011.
- ^ K. Birnbaum, Ueber die Verbindungen des Aethylens und seiner homologen mit dem Platinchlorür, in Ann. Chem. (Liebig), vol. 145, n. 1, 1868, pp. 67-77, DOI:10.1002/jlac.18681450115. URL consultato il 12 marzo 2011.
- ^ L. B. Hunt, The first organometallic compounds: William Christopher Zeise and his platinum complexes (PDF), in Platinum Metals Review, vol. 28, n. 2, 1984, pp. 76-83. URL consultato il 12 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 24 settembre 2015).
- ^ M. Black, R. H. B. Mais, P. G. Owston, The crystal and molecular structure of Zeise's salt, KPtCl3•C2H4•H2O, in Acta Cryst., B25, 1969, pp. 1753–1759, DOI:10.1107/S0567740869004699. URL consultato il 12 marzo 2011.
- ^ R. A. Love, T. F. Koetzle, G. J. B. Williams, L. C. Andrews, R. Bau, Neutron diffraction study of the structure of Zeise's salt, KPtCl3•C2H4•H2O, in Inorg. Chem., vol. 14, n. 11, 1975, pp. 2653–2657, DOI:10.1021/ic50153a012. URL consultato il 12 marzo 2011.
- ^ C. Elschenbroich, Organometallics : a concise introduction, 3ª ed., Weinheim, Wiley-VCH, 2005, ISBN 978-3-527-29390-2.
Altri progetti
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Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Zeise’s salt, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.