merito et tempore Inquartato: nel primo e nel quarto, d'oro all'aquila spiegata di nero, rostrata, lampassata e membrata di rosso e coronata del campo; nel secondo e nel terzo, d'argento alla biscia d'azzurro ondeggiante in palo e coronata d'oro, ingolante un moro di carnagione.
Gli Sforza furono la dinastia che fece grande Milano: il capostipite del ramo milanese, Francesco, era figlio naturale di Giacomo Attendolo (detto "Sforza"), detto anche Muzio, nobile romagnolo, Conte di Cotignola e condottiero, e della sua amante Lucia Terzani.[4] Le fortune della famiglia furono avviate già da Attendolo, che aveva ricevuto come compenso per i suoi servigi militari la contea di Cotignola dall'Antipapa Giovanni XXIII, diversi feudi in Puglia dalla regina Giovanna II di Napoli e, grazie al primo matrimonio di Francesco con Polissena Ruffo, ulteriori feudi in Calabria. Fu proprio Francesco a divenire, uscendo vittorioso nella guerra di successione seguente alla morte di Filippo Maria Visconti, nuovo Duca di Milano nel 1450, quando fece ingresso in città il giorno dell'Annunciazione al fianco della terza moglie Bianca Maria Visconti, figlia naturale legittimata di Filippo.[5]
Gli Sforza milanesi furono attivi protagonisti delle vicende del Rinascimento italiano, facendosi patroni di artisti e impegnandosi con la Pace di Lodi (1454) ad una pace quasi quarantennale in Italia. L'assassinio di Galeazzo Maria Sforza nel 1476 aveva tuttavia incrinato la stabilità del ducato, permettendo al fratello Ludovico il Moro di usurpare progressivamente il potere ducale, appropriandosene definitivamente alla sospetta morte del nipote nel 1494.[6]
La formale legittimazione del Ducato fu solo ottenuta da Ludovico il Moro nel 1494 grazie a Massimiliano I d'Asburgo avente il titolo di imperatore del sacro romano impero e non fu riconosciuta da Luigi XII e dalla famiglia di Orleans, il che di conseguenza porto` all'invasione Francese di Milano nel 1499 ed alla conseguente fuga di Ludovico il Moro[7]. Lo stesso Macchiavelli fa riferimento nel principe a Francesco Sforza come principe semi-legittimo ed acquisito.
Successore di Galeazzo Maria fu il figlio Gian Galeazzo (1469-1494), che sposò Isabella d'Aragona. Gian Galeazzo, a causa della sua debolezza ed inettitudine, in pratica non governò mai direttamente, e la reggenza del ducato fu fin dall'inizio nelle mani dello zio Ludovico Sforza detto il Moro, che ebbe il titolo di duca solo a partire dalla morte del nipote; Ludovico il Moro sposò Beatrice d'Este. A riprova del prestigio goduto dal casato milanese in quel periodo vi è il matrimonio celebrato tra Bianca Maria, sorella di Gian Galeazzo e l'imperatore Massimiliano I d'Asburgo. Ludovico il Moro governò sul Ducato di Milano fino al 1500, anno in cui fu definitivamente sconfitto e preso prigioniero dai francesi. Dopo che i francesi furono cacciati dall'esercito di mercenari svizzeri dell'impero (1512), il ducato di Milano tornò per alcuni anni nelle mani dei figli di Ludovico il Moro, Massimiliano (1493-1530) e Francesco II (1495-1535), che sposò Cristina di Danimarca, nipote dell'imperatore Carlo V. Costoro, coinvolti nelle guerre tra Francia ed Impero, regnarono ad intervalli e sotto la protezione degli Asburgo, ai quali, dopo la morte avvenuta a Vigevano di Francesco II, deceduto senza eredi, passò il ducato.[11]
Inaugurato nel 1451 da Sforza Secondo Sforza (nato nel 1433 e morto nel 1492/93), figlio naturale di Francesco I Sforza,a sua volta figlio naturale di Muzio Attendolo, Conte di Cotignola, si estinse nel 1679 con Alessandro III. A questi ramo appartenne il ramo secondario degli Sforza di Castel San Giovanni.
I domini degli Sforza alla vigilia del secolo XVI[13]
Il fondatore del ramo di Santa Fiora fu il terzogenito di Muzio Attendolo e di Antonia Salimbeni da Siena, Bosio (1411-1476). Questo ramo ebbe il suo periodo di massimo splendore nel '500, grazie all'accortezza diplomatica ed alle alleanze intessute dal primo conte, Guido, il quale, non solo era sposato con una parente di Paolo IIIFarnese, ma riuscì a far sposare due dei suoi discendenti con la figlia e la nipote del medesimo pontefice. Grazie a queste strategie, i membri della sua famiglia poterono avere brillanti carriere ecclesiastiche e militari. Nel Seicento, però, a causa della dismissione e la vendita di molte proprietà, o per le politiche del Granduca di Toscana, il potere degli Sforza cominciò ad affievolirsi.
Prosecuzione del ramo con il secondogenito Lorenzo legittimato dalla Sacra Rota, col titolo di Duca Sforza Cesarini (vedi Spreti e sentenza Sacra Rota)
Lorenzo Sforza Cesarini, III Duca Sforza Cesarini, VIII Principe di Genzano, XX Conte di Santa Fiora (1808-1866),
Francesco Sforza Cesarini, IV Duca Sforza Cesarini, IX Principe di Genzano, XXI Conte di Santa Fiora (1840-1899)
Lorenzo Sforza Cesarini, V Duca Sforza Cesarini, X Principe di Genzano, XXII Conte di Santa Fiora (1868-1939)
Mario Bosio Sforza Cesarini, VI Duca Sforza Cesarini, XI Principe di Genzano, XXIII Conte di Santa Fiora (1899-1986)
Bosio Sforza Cesarini, VII Duca Sforza Cesarini, XII Principe di Genzano, XXIV Conte di Santa Fiora (1939-2018)
Lorenzo Sforza Cesarini, VIII Duca Sforza Cesarini, XIII Principe di Genzano, XXV Conte di Santa Fiora (1964-)
Francesco Sforza Cesarini IX Duca Sforza Cesarini (1965-)
Federico Sforza Cesarini, X Duca Sforza Cesarini (1996-)
^(DE) Christoph Weber, Michael Becker, Genealogien zur Papstgeschichte, parte 2, Anton Hiersemann, 1999
^Enrico Celani, Una Pagina di feudalismo. La signoria dei Peretti-Savelli-Sforza-Cesarini sulla contea di Celano e baronia di Pescina, 1591-1806, Tip. dello Stabilimento S. Lapi, 1893, Città di Castello
^Nicola Ratti, Della famiglia Sforza, parte II, Roma, Salomoni, 1872, pp. 364-372