Composto interamente di franchise, esso si tenne tra febbraio e agosto 2014, e vide il ritorno dei Lions, che nell'agosto 2013 sconfissero nel doppio incontro di spareggio gli ultimi classificati della conferencesudafricana, i Southern Kings[1], i quali a loro volta si erano qualificati proprio a spese dei Lions, ultimi nel Super Rugby 2012[2].
Si trattò, comunque, dell'ultimo spareggio tra due squadre del Sudafrica, in quanto a settembre 2013 fu decisa l'espansione, a partire dall'edizione 2016, a sei franchise provenienti da tale Paese[3] con relativo congelamento della composizione del Super Rugby anche per la stagione 2015 e abolizione dello spareggio[4].
La formula prevedeva che ogni squadra giocasse contro tutte quelle del suo Paese in gare di andata e ritorno (8 incontri), quattro incontri interni contro altrettante squadre di una delle altre due conference e quattro esterni presso le squadre dell'altra conference, per un totale di 16 incontri; le squadre qualificate ai playoff furono le prime classificate di ogni conference più le tre squadre con il migliore punteggio indipendentemente dalla conference stessa, con un seeding da 1 a 3 (le prime) e da 4 a 6 (le altre), sempre in ragione del punteggio. Tutti gli incontri di playoff si svolsero in gara unica in casa della squadra con il seeding più alto.
Dalla fase a gironi si impose in maniera preponderante la Nuova Zelanda, che mandò tre proprie rappresentanti ai play-off: i Crusaders, vincitori della propria conference, gli Chiefs, campioni uscenti, e gli Highlanders; di esse, le ultime due, quinta e sesta del ranking generale, andarono ai preliminari mentre i Crusaders si piazzarono direttamente in semifinale, così come gli australianiWaratahs, dominatori della loro conference e prima assoluta nel ranking; i connazionali Brumbies andarono invece ai preliminari. La sesta squadra, unica del suo Paese, furono i sudafricaniSharks, terza miglior vincitrice di conference: la seconda sudafricana, i Bulls, nel ranking generale finì dietro persino alle prime non qualificate rispettivamente della conference australiana e neozelandese.
Il preliminare tra la quarta e la quinta del ranking estromise subito gli Chiefs, due volte campioni uscenti e quindi impossibilitati a correre per un terzo titolo consecutivo[5]: i Brumbies sconfissero i neozelandesi per 32-30 alla fine di un incontro molto equilibrato che gli australiani conducevano 32-25 a quattro minuti dalla fine: una meta di Gareth Anscombe al 76' portò i Crusaders sotto di due punti, ma Aaron Cruden fallì la trasformazione e, con essa, la possibilità di pareggiare e andare ai supplementari[5].
A Durban, lo stesso giorno, gli Sharks eliminarono l'altra neozelandese presente nei preliminari, gli Highlanders, in un incontro altrettanto combattuto che vedeva la squadra ospite condurre 27-25 quando mancavano sette minuti alla fine[6]. Due calci piazzati di Morné Steyn ribaltarono la situazione e la franchise sudafricana accedette alla semifinale vincendo 31-27[6].
Molto più netti gli esiti delle semifinali: a Sydney gli Waratahs si imposero nel derby australiano per 26 a 8 al termine di una partita equilibrata fino al primo tempo, in cui i Brumbies si portarono fino all'8-6 grazie a una meta di Speight e un piazzato di Lealiʻifano[7], ma nella ripresa una meta ciascuno di Kurtley Beale e Bernard Foley e vari punti al piede dello stesso Foley garantirono agli Waratahs l'accesso alla finale per la terza volta[7] nella quale trovarono di nuovo i Crusaders come nelle altre due occasioni in cui si erano presentati all'ultimo atto della competizione, venendone in entrambi i casi sconfitta. I neozelandesi di Richie McCaw e Dan Carter, infatti, nella loro semifinale a Christchurch regolarono nettamente gli Sharks per 38-6 in una partita mai in discussione in cui gli unici punti sudafricani furono di Patrick Lambie nel primo tempo, a fronte delle 5 mete dei Crusaders[8].
La finale si tenne allo Stadium Australia di Sydney il 2 agosto. Gli Waratahs, a parte le due finali perse, non battevano i Crusaders da 10 stagioni[9], ma lo spettacolare esito dell'incontro cancellò la tradizione negativa degli australiani nel torneo: avanti di 14-0 al quarto d'ora, gli Waratahs allungarono fino al 20-13 all'intervallo[9], e una meta di Nadolo pareggiò i conti nella ripresa; Colin Slade dalla piazzola portò i Crusaders sul 23-23, ma Adam Ashley-Cooper con una meta poi trasformata di Foley riportò in testa la squadra di casa 30-23; ancora Slade con tre piazzati condusse i Crusaders sul 32-30 all'ottantesimo minuto di gioco, ma proprio a tempo scaduto l'arbitro sudafricanoJoubert fischiò contro Richie McCaw un fallo in ruck che valse una punizione per gli Waratahs: Bernard Foley piazzò il calcio tra i pali dando la vittoria per 32-30 alla squadra che vinse il suo primo titolo assoluto del Super Rugby[9].