Tempio di Esculapio (Agrigento)

Voce principale: Valle dei Templi.
Tempio di Esculapio
tempio di Asclepio
disegno della vista posteriore del tempio
Civiltàgreca
Utilizzotempio
Localizzazione
StatoItalia (bandiera) Italia
ComuneAgrigento
Mappa di localizzazione
Map
Il tempio di Esculapio in una stampa dei primi anni dell'Ottocento.

«Il tempio di Esculapio, ombreggiato da un bellissimo carrubo e pressoché murato entro una casa contadina, offre un grazioso quadretto.[1]»

Il tempio di Asclepio, o tempio di Esculapio (dal nome romano della divinità della medicina), è un tempio greco dell'antica città di Akragas sito nella Valle dei Templi di Agrigento[2].

Il tempio è posto al centro della piana di San Gregorio. Si è propensi a ritenere l'identificazione tradizionale come probabile sulla scorta della descrizione di Polibio[3], secondo il quale il tempio doveva trovarsi “davanti alla città”, alla distanza di un miglio, dalla parte verosimilmente opposta alla strada per Eraclea. Tuttavia la distanza non corrisponde bene all'indicazione polibiana (che potrebbe avere carattere generico) e l'isolamento, la relativa modestia ed antichità (per il culto d'Asclepio) dell'edificio lasciano perplessi sull'identificazione. Nel santuario di Asclepio si conservava una statua bronzea d'Apollo opera di Mirone, donata da Scipione alla città e rubata da Verre[4]. Il piccolo tempio dorico in antis (m 21,7x10,7) sorge su un krepidoma di tre gradini e basamento a vespaio più ampio del krepidoma stesso. Particolarità insolita dell'edificio è il falso opistodomo rappresentato da due semicolonne fra ante nella parte esterna del fondo della cella, che vuole così imitare una struttura amfiprostila. Sono note anche parti della trabeazione, con gronde a testa leonina, fregio e geison frontonale. La datazione del tempio risale probabilmente all'ultimo ventennio del V secolo a.C.

  1. ^ Johann Wolfgang von Goethe, Viaggio in Italia, Mondadori, 2017, p. 307. ISBN 978-88-04-67201-2.
  2. ^ Tempio di Esculapio, su parcovalledeitempli.it. URL consultato il 12 agosto 2011 (archiviato dall'url originale il 28 settembre 2011).
  3. ^ I 18, 2
  4. ^ Cicerone, Verrine, II 4, 93

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