V-Cinema
Il termine V-Cinema (Vシネマ?, Bui Shinema), conosciuto anche come OV (Original Video), designa in Giappone i film distribuiti direttamente nel mercato home video, senza prima passare dalle sale cinematografiche.
Apparsa negli anni ottanta, l'industria ha sviluppato al suo interno uno star system e ha lanciato attori quali Riki Takeuchi e Shō Aikawa, e registi quali Takashi Miike, Hideo Nakata, Kiyoshi Kurosawa e Daisuke Yamanouchi.[1]
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Origini
[modifica | modifica wikitesto]I primi film a essere distribuiti in Giappone direttamente nel mercato home video furono i film pornografici, che contribuirono al successo del mercato.[1] Successivamente furono distribuiti direttamente in video i film horror, come la celebre serie Guinea Pig, che fu distribuita in home video a partire dal 1985.[1]
Il successo
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1989 la Toei Company produsse il film d'azione Crime Hunter e lo distribuì direttamente in videocassetta. Il film riscosse un ottimo successo e convinse le grandi case di produzione giapponesi ad investire sul mercato.[1] La Toei produsse subito Crime Hunter 2, seguita dalla Bandai Visual che produsse nel giro di otto mesi due film erotici, Strawberry Times e Strawberry Times 2.[1]
Nel 1990 uscirono in Giappone oltre sessanta film direttamente in home video, mentre nel 1991 il numero fu raddoppiato.[1] Nacquero rapidamente piccole case di produzione e distribuzione, finanziate dai nuovi milionari giapponesi.[1] Questi produttori assunsero giovani registi alle prime esperienze, o registi che provenivano dalla televisione o dal porno, e diedero loro un'ampia libertà di temi, senza nessuna censura, bilanciata da budget ridotti.[1] Registi quali Takashi Miike, Hideo Nakata e Kiyoshi Kurosawa iniziarono così la loro carriera, mentre registi un tempo celebri come Seijun Suzuki, Teruo Ishii e Yasuharu Hasebe ritrovarono un'opportunità di successo nel V-Cinema.[1]
Per quanto riguarda gli attori, questi venivano trovati tra i modelli, cantanti, ballerini o tra gli esperti di arti marziali.[1]
Nel 2001 il numero dei film appartenenti al V-Cinema giunse alla cifra record di 361, superando per la prima volta quello dei film distribuiti regolarmente nelle sale cinematografiche, che furono 281.[1]
Il declino
[modifica | modifica wikitesto]Dopo il 2001 molte piccole case di produzione e distribuzione sorte appositamente per il V-Cinema dovettero chiudere, dato che i produttori fallirono o preferirono investire i loro soldi in altri campi.[1] Inoltre chiusero molte videoteche.[1] Per contrastare il declino, l'industria consentì ad alcuni film di uscire nelle sale cinematografiche, segnalando in seguito sulle videocassette che il film era stato proiettato sul grande schermo.[1] In realtà l'uscita nelle sale era limitata a un solo cinema di una grande città, come Tokyo o Ōsaka.[1]
Come conseguenza del declino dell'industria, i budget a disposizione dei registi crollarono e i tempi di lavorazione divennero più ristretti, mentre la maggior parte dei film non furono più realizzati in pellicola, bensì in digitale.[1]
Nonostante il declino del V-Cinema, un film appartenente all'industria come Gozu, diretto da Takashi Miike nel 2003, fu presentato alla Quinzaine des Réalisateurs, al 56º Festival di Cannes.[1]
Controversie
[modifica | modifica wikitesto]L'avvento di nuovi produttori inesperti e i budget ristretti attirarono l'attenzione della yakuza, che trovò nel V-Cinema un ottimo motivo per il riciclaggio di denaro sporco.[1]
Filmografia parziale
[modifica | modifica wikitesto]- Guinea Pig (Za giniipiggu) (serie di sette film) (1985-1992)
- Crime Hunter (Crime hunter: hikari no jōdan) di Shundo Okawa (1989)
- Crime Hunter 2 (Crime hunter 2: uragiri no jōdan) (1989)
- Eyecatch Junction (Toppū! Minipato tai - Aikyacchi jankushon) di Takashi Miike (1991)
- Jokyōshi nikki: kinjirareta sei di Hideo Nakata (1995)
- Tomie: Another Face (Tomie: anaza feisu) di Toshirô Inomata (1999)
- Kyoko vs Yuki (Saikyô joshikôsê densetsu: Kyôko vs Yuki) di Daisuke Yamanouchi (2000)
- Visitor Q (Bijitā Kyū) di Takashi Miike (2001)
- Gozu (Gokudō kyōfu dai-gekijō: Gozu) di Takashi Miike (2003)
- Cruel Restaurant di Kôji Kawano (2008)
Note
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Tom Mes, Agitator. The Cinema of Takashi Miike, Fab Press, 2003.
- (EN) Tom Mes & Jasper Sharp, The Midnight Eye Guide to New Japanese Film, Stone Bridge Press, 2004.
- Dario Tomasi (a cura di), Anime perdute. Il cinema di Takashi Miike, Milano, Il Castoro/Museo Nazionale del Cinema, 2006.
- Maria Roberta Novelli, V-Cinema: l'altra industria, in Il cinema giapponese oggi. Tradizione e innovazione, Torino, Lindau, 2001.