Diocesi di Acqui
Diocesi di Acqui Dioecesis Aquensis Chiesa latina | |||
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Suffraganea dell' | arcidiocesi di Torino | ||
Regione ecclesiastica | Piemonte | ||
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Vescovo | Luigi Testore | ||
Vicario generale | Paolo Parodi | ||
Vescovi emeriti | Pier Giorgio Micchiardi | ||
Presbiteri | 93, di cui 76 secolari e 17 regolari 1.376 battezzati per presbitero | ||
Religiosi | 18 uomini, 156 donne | ||
Diaconi | 20 permanenti | ||
Abitanti | 136.777 | ||
Battezzati | 128.000 (93,6% del totale) | ||
Stato | Italia | ||
Superficie | 1.751 km² | ||
Parrocchie | 115 (7 vicariati) | ||
Erezione | IV secolo | ||
Rito | romano | ||
Cattedrale | Santa Maria Assunta | ||
Santi patroni | San Guido | ||
Indirizzo | Piazza Duomo 9, 15011 Acqui Terme [Alessandria], Italia | ||
Sito web | www.diocesiacqui-piemonte.it | ||
Dati dall'Annuario pontificio 2023 (ch · gc) | |||
Chiesa cattolica in Italia | |||
La diocesi di Acqui (in latino: Dioecesis Aquensis) è una sede della Chiesa cattolica in Italia suffraganea dell'arcidiocesi di Torino appartenente alla regione ecclesiastica Piemonte. Nel 2022 contava 128.000 battezzati su 136.777 abitanti. È retta dal vescovo Luigi Testore.
Territorio
[modifica | modifica wikitesto]Il territorio della diocesi si estende per 1.683 km², di cui circa il 70% in Piemonte e il restante circa 30% in Liguria. A livello provinciale la suddivisione è la seguente: provincia di Alessandria circa 47%, provincia di Savona il 23%, provincia di Asti circa 22%, città metropolitana di Genova circa il 7% e provincia di Cuneo meno dell'1%. Comprende la città di Acqui Terme e i seguenti comuni:
- in provincia di Alessandria: Alice Bel Colle, Acqui Terme, Belforte Monferrato, Bergamasco, Bistagno, Carpeneto, Cartosio, Casaleggio Boiro, Cassine, Cassinelle, Castelletto d'Erro, Castelnuovo Bormida, Cavatore, Cremolino, Denice, Grognardo, Lerma, Malvicino, Melazzo, Merana, Molare, Montaldo Bormida, Montechiaro d'Acqui, Morbello, Mornese, Morsasco, Orsara Bormida, Ovada, Pareto, Ponti, Ponzone, Prasco, Ricaldone, Rivalta Bormida, Rocca Grimalda, San Cristoforo, Sezzadio, Spigno Monferrato, Strevi, Tagliolo Monferrato, Terzo, Trisobbio, Visone.
- in provincia di Asti: Bruno, Bubbio, Calamandrana, Canelli, Cassinasco, Castel Boglione, Castelletto Molina, Castelnuovo Belbo, Castel Rocchero, Cessole, Cortiglione, Fontanile, Incisa Scapaccino, Loazzolo, Maranzana, Moasca, Mombaldone, Mombaruzzo, Monastero Bormida, Montabone, Nizza Monferrato, Quaranti, Roccaverano, Rocchetta Palafea, San Marzano Oliveto, Serole, Sessame, Vaglio Serra, Vesime.
- in provincia di Cuneo: Perletto.
- nella città metropolitana di Genova: Campo Ligure, Masone, Rossiglione, Tiglieto.
- in provincia di Savona: Altare, Cairo Montenotte, Carcare, Dego, Giusvalla, Mioglia, Piana Crixia, Pontinvrea, Sassello, Urbe.
La diocesi confina con le diocesi di Alba e di Mondovì a ovest, di Genova e Savona-Noli a sud, di Tortona a est, di Asti e Alessandria a nord.
Sede vescovile è la città di Acqui Terme, dove si trova la cattedrale dell'Assunzione di Maria Vergine. Nella stessa città sorge anche la basilica minore di San Pietro.
Parrocchie e zone pastorali
[modifica | modifica wikitesto]La diocesi è suddivisa in 115 parrocchie, raggruppate in 5 zone pastorali:
- zona pastorale Acquese-Alessandrina (27 parrocchie);
- zona pastorale delle Due Bormide (20 parrocchie);
- zona pastorale Ovadese-Genovese (23 parrocchie);
- zona pastorale di Nizza-Canelli (29 parrocchie);
- zona pastorale Savonese (15 parrocchie).
Storia
[modifica | modifica wikitesto]La presenza di una comunità cristiana nel I secolo è attestata da una lapide ritrovata nel 1660 in un cimitero cittadino. Le decorazioni nella cattedrale seguono la tradizione e mostrano papa Silvestro I che nel 323 fonda la diocesi; protovescovo è san Maggiorino, da sempre venerato come patrono della diocesi. I primi vescovi sono documentati da una pergamena dell'XI secolo, ritenuta degna di fede, la quale tuttavia ignora gli unici due vescovi di Acqui storicamente documentati nei primi otto secoli: Ditario, la cui lastra sepolcrale, scoperta nel 1753, riporta come data di morte il 488; e Valentino, che prese parte al concilio romano del 680 indetto da papa Agatone per condannare l'eresia monotelita.
Fino al V secolo lo sviluppo della chiesa locale è continuo, tanto che si può dire che alla fine di quel secolo tutta la popolazione è cristiana, ma a partire dalla fine del V secolo, con l'inizio delle invasioni barbariche, cominciò un periodo di sofferenze che durò più di 4 secoli, senza dimenticare che nel 905 e nel 936 due invasioni di pirati saraceni ridussero la popolazione in condizioni drammatiche. Questa situazione potrebbero spiegare il vuoto di quattro secoli nella lista dei vescovi riportata dal dittico di Acqui; infatti si conoscono vescovi solo a partire dalla metà del IX secolo con Odalberto, che intervenne nell'844 all'incoronazione del re Ludovico II, e con Ragano, che vent'anni dopo partecipò a un concilio celebrato dal metropolita Tadone di Milano, di cui il vescovo acquese era suffraganeo.
A partire dal X secolo, la serie episcopale si fa più continua e completa. Al vescovo Adalgiso, l'imperatore Ottone I concesse un diploma che definiva i diritti giurisdizionali dell'episcopato sulla città e il contado acquese; questo privilegio fu ripetuto al vescovo Benedetto nel 978, al quale fu concessa la giurisdizione sulla città e sul territorio circostante per un raggio di tre miglia, e al vescovo Primo nel 996, con l'aggiunta di alcuni castelli e pievi.[1]
Secondo l'antica lista episcopale acquese, fu il vescovo Primo, a cavallo fra X e XI secolo, a dare avvio alla costruzione della nuova cattedrale cittadina, trasferendola dalla chiesa extra moenia di San Pietro; la nuova cattedrale fu consacrata da san Guido I nel 1067.[2] In questo stesso periodo troviamo le prime attestazioni di una suddivisione del territorio diocesano in pievi.[3]
Nel 1175 venne eretta da papa Alessandro III la diocesi di Alessandria con territorio sottratto in parte a quello di Acqui. Ne nacque un lungo contenzioso fra le due città, che si aggravò nel 1180 quando lo stesso papa decise l'unione delle due diocesi e il trasferimento della curia vescovile ad Alessandria.[4] Questa decisione rimase lettera morta, come pure quella di papa Innocenzo III che nel 1206 stabilì l'unione aeque principaliter delle due sedi.[5] Quando il vescovo Ugo Tornielli decise di trasferirsi ad Alessandria, provocò la dura reazione degli acquesi che portò il papa alla decisione di destituire Ugo e di far procedere all'elezione di un nuovo vescovo, Anselmo. Da questo momento, fino al 1405, la diocesi di Alessandria, governata da un arcidiacono, rimase unita a quella di Acqui, che fu la sede unica del vescovo e della curia diocesana.
Nel 1450, per eleggere il nuovo vescovo Tommaso Deregibus, il Capitolo della cattedrale dovette riunirsi nella chiesa di Santa Maria delle Grazie nel vicino paese di Visone, poiché in città imperversava una terribile epidemia di peste[6].
Nel XVI secolo si deve soprattutto al vescovo Pietro Fauno (1558-1585) l'attuazione dei decreti di riforma stabiliti dal concilio di Trento, tra cui la fondazione del seminario vescovile nel 1566. Intenso fu lo scambio epistolare tra Pietro Fauno e san Carlo Borromeo, da cui emerge un quadro di parrocchie in condizioni di estrema povertà, benché animate da un intenso fervore religioso.
Nel periodo tra il 1625 e il 1648 l'invasione di francesi e spagnoli e le loro lotte per il controllo del territorio causarono un peggioramento della situazione economica locale e l'epidemia di peste del 1630 e 1631 decimò la popolazione. In questo periodo emerse la figura del vescovo Gregorio Pedroca che si dedicò alla cura degli appestati, tanto da esserne contagiato.
Il vescovo Carlo Antonio Gozzano (1675-1721) ottenne dall'imperatore Leopoldo I, mediante un diploma del 23 marzo 1699, la conferma di svariati privilegi concessi dagli imperatori ai suoi predecessori, tra i quali quello del titolo di principe del Sacro Romano Impero, nella realtà mai accordato da nessun sovrano in precedenza. In virtù di tale diploma, quindi, il titolo, dapprima fondato sulla base di una lettura capziosa di diplomi medievali, divenne legittimo.[7]
Ne Settecento il vescovo Carlo Giuseppe Capra (1755-1772) fece costruire il nuovo seminario della diocesi, che dotò di un ricco fondo librario, che costituisce la base della biblioteca diocesana che porta il suo nome.[8]
In occasione del riordino delle diocesi piemontesi voluto da Napoleone Bonaparte, che determinò la soppressione di 9 diocesi, la sede di Acqui, in forza del breve Gravissimis causis di papa Pio VII del 1º giugno 1803, ingrandì il proprio territorio a scapito delle diocesi vicine e contestualmente entrò a far parte della provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Torino.[9] Il 17 luglio 1817, la diocesi ritornò, con qualche variazione, nei suoi confini precedenti, quando papa Pio VII ristabilì le diocesi soppresse nel 1803 con la bolla Beati Petri.[10]
Nel corso dei secoli sono emerse figure molto importanti nell'ambito della diocesi e della Chiesa universale: Carlo Capra, fondatore dell'orfanotrofio; i santi Paolo della Croce fondatore dei Padri Passionisti, Maria Domenica Mazzarello cofondatrice delle Figlie di Maria Ausiliatrice e Giuseppe Marello fondatore degli Oblati di San Giuseppe; le beate Teresa Bracco, Chiara Badano e il venerabile Paolo Pio Perazzo.
Cronotassi dei vescovi
[modifica | modifica wikitesto]Il più antico catalogo dei vescovi di Acqui è contenuto in una pergamena, oggi perduta, della seconda metà dell'XI secolo e riprodotta nel XVII secolo dal vescovo Gregorio Pedrocca in un'opera rimasta manoscritta, la Solatia Chronologica Sacrosanctae Ecclesiae Aquensis, conservata nell'archivio vescovile della diocesi. Il dittico riporta una lista di 17 vescovi da Maggiorino a Guido I, con un vuoto di circa 400 anni tra Adeodato e Sedaldo, colmato da storici locali con nomi di vescovi storicamente documentati grazie ad altre fonti, ma anche con nomi di vescovi di dubbia autenticità.[11]
Nella presente cronotassi si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.
- San Maggiorino † (IV secolo)
- Massimo †
- Severo †
- Andrea †
- Adeodato †
- Ditario † (? - 26 gennaio 488 deceduto)[12]
- Sedaldo ? † (VI secolo)
- Primo ? † (VI secolo)[13]
- Valentino † (menzionato nel 680)[14]
- Tito ? † (VIII secolo)[15]
- Odalberto † (menzionato nell'844)
- Ragano † (menzionato nell'864)
- Bodone † (prima dell'876 - dopo maggio 891)
- Sedaldo † (al tempo di papa Formoso)
- Badone ? † (X secolo)[16]
- Dodone † (inizio X secolo)
- Restaldo † (menzionato nel 936)[17]
- Adalgiso † (prima del 945 - dopo il 952)
- Gotofredo † (prima del 967 - dopo il 969)
- Benedetto † (aprile/maggio 975 - dopo il 17 aprile 978 deceduto)
- Arnaldo † (circa 978 - 24 giugno 989 deceduto)
- Primo II † (7 dicembre 989 - 23 marzo 1018 deceduto)
- Brunengo † (29 giugno 1018 - 3 novembre 1022 deceduto)
- Dudone † (25 gennaio 1023 - 15 gennaio 1033 deceduto)
- San Guido I † (marzo 1034 - 2 giugno 1070 deceduto)
- Sede vacante (1070 - ca. 1073)[18]
- Alberto † (prima del 13 ottobre 1073 - dopo il 4 luglio 1079)
- Anonimo † (documentato come episcopus electus il 3 novembre 1079)[19]
- Azzone † (prima del 7 aprile 1098 - dopo dicembre 1135)[20]
- Uberto di Melegnano † (circa 1136 - luglio ? 1148 deposto)
- Enrico † (menzionato nell'agosto 1149)
- Guglielmo † (menzionato nel gennaio 1161)
- Galdino o Gaudino † (menzionato tra il 1167 e il 1176)[21]
- Uberto II † (prima di agosto 1177 - dopo agosto 1181)
- Ugo Tornielli † (prima dell'11 novembre 1183 - novembre 1213 dimesso)
- Anselmo I † (prima di agosto 1215 - dopo novembre 1226)
- Ottone I † (prima di agosto 1231 - 23 dicembre 1238 dimesso)
- Giacomo di Castagnole † (1239 - 12 gennaio 1240 dimesso)
- Guglielmo II † (circa 1240[22] - dopo il 10 maggio 1251)
- Alberto dei marchesi di Incisa † (prima del 27 agosto 1251 - prima del 27 novembre 1251[23] dimesso)
- Enrico † (29 aprile 1252 - dopo il 24 maggio 1258 deceduto)
- Alberto II † (prima del 29 novembre 1258 - dopo il 9 dicembre 1270 deceduto)[24]
- Bandino o Baudicio † (prima del 7 agosto 1276[25] - 1277 dimesso o deceduto)
- Oglerio (o Oggero Cellino) † (prima di agosto 1283 - dopo il 7 novembre 1304 deceduto)[28]
- Oddone Belingeri † (prima del 24 giugno 1305 - dopo gennaio 1333[29])
- Ottobono del Carretto † (menzionato nel 1340)[30]
- Guido II dei Marchesi di Incisa † (18 luglio 1342 - dopo il 1367)
- Evordo ? † (menzionato l'8 marzo 1369)
- Giovanni ? † (menzionato il 16 febbraio 1370)
- Giacomo dei Marchesi di Incisa † (11 maggio 1373 - dopo il 6 settembre 1373 deceduto)[31]
- Francesco † (21 novembre 1373 - ? deceduto)
- Beroaldo † (menzionato nel 1382)
- Valentino † (menzionato nel 1388)[32]
- Enrico Scarampi † (febbraio 1396 - 10 aprile 1403 nominato vescovo di Feltre e Belluno)
- Bonifacio da Corgnato, O.F.M. † (5 maggio 1403 - ?)[33]
- Percivalle Sigismondo † (10 luglio 1408 - ? deceduto)
- Matteo Gisalberti † (24 settembre 1423 - ? deceduto)[34]
- Bonifacio II di Sigismondo † (8 agosto 1437 - circa 1450 deceduto)
- Tommaso de Regibus † (14 ottobre 1450 - 11 febbraio 1483 deceduto)
- Costantino Marenco † (20 febbraio 1484 - 1497 deceduto)
- Ludovico Bruno † (9 gennaio 1499 - 1508 deceduto)
- Domenico Solino † (28 luglio 1508 - ? deceduto)[35]
- Giovanni Vincenzo Carafa † (31 agosto 1528 - ? dimesso)
- Pierre van der Vorst (Vorstius) † (20 febbraio 1534 - 8 dicembre 1548 deceduto)[36]
- Bonaventura Fauni-Pio, O.F.M.Conv. † (9 aprile 1549 - 1558 dimesso)
- Pietro Fauno di Costacciara † (23 marzo 1558 - 1585 dimesso)
- Giovanni Francesco Biandrate di San Giorgio Aldobrandini † (12 agosto 1585 - 1598 dimesso)
- Camillo Beccio, C.R.L. † (25 novembre 1598 - 1620 deceduto)
- Gregorio Pedrocca, O.F.M. † (16 novembre 1620 - 1632 deceduto)
- Felice Crocca (o Crova), O.F.M.Conv. † (7 luglio 1632 - 1645 deceduto)
- Giovanni Ambrogio Bicuti (o Beccuti) † (27 maggio 1647 - 10 marzo 1675 deceduto)
- Carlo Antonio Gozzano † (30 settembre 1675 - 11 dicembre 1721 deceduto)
- Sede vacante (1721-1727)
- Giambattista Roero di Pralormo † (1º ottobre 1727 - 3 febbraio 1744 nominato arcivescovo di Torino)
- Alessio Ignazio Marucchi † (13 aprile 1744 - 13 maggio 1754 deceduto)
- Carlo Giuseppe Capra † (17 febbraio 1755 - 22 dicembre 1772 deceduto)
- Giuseppe Anton Maria Corte, O.E.S.A. † (13 settembre 1773 - 18 luglio 1783 nominato vescovo di Mondovì)
- Carlo Luigi Buronzo del Signore † (20 settembre 1784 - 26 settembre 1791 nominato vescovo di Novara)
- Giacinto della Torre, O.E.S.A. † (24 luglio 1797 - 26 giugno 1805 nominato arcivescovo di Torino)
- Maurice-Jean Madeleine de Broglie † (26 giugno 1805 - 3 agosto 1807 nominato vescovo di Gand)
- Luigi Antonio Arrighi de Casanova † (3 agosto 1807 - 29 dicembre 1809 deceduto)
- Sede vacante (1810-1817)[38]
- Carlo Giuseppe Maria Sappa de Milanes † (1º ottobre 1817 - 25 dicembre 1834 deceduto)
- Luigi Eugenio Contratto, O.F.M.Cap. † (21 novembre 1836 - 6 dicembre 1867 deceduto)
- Sede vacante (1867-1871)
- Giuseppe Maria Sciandra † (27 ottobre 1871 - 25 maggio 1888 deceduto)
- San Giuseppe Marello † (11 febbraio 1889 - 30 maggio 1895 deceduto)
- Pietro Balestra, O.F.M.Conv. † (29 novembre 1895 - 17 dicembre 1900 nominato arcivescovo di Cagliari)
- Disma Marchese † (15 aprile 1901 - 26 novembre 1925 deceduto)
- Lorenzo Delponte † (14 maggio 1926 - 18 dicembre 1942 deceduto)
- Giuseppe Dell'Omo † (12 maggio 1943 - 1º luglio 1976 ritirato)
- Giuseppe Moizo † (1º luglio 1976 succeduto - 2 febbraio 1979 deceduto)
- Livio Maritano † (30 giugno 1979 - 9 dicembre 2000 ritirato)
- Pier Giorgio Micchiardi (9 dicembre 2000 - 19 gennaio 2018 ritirato)
- Luigi Testore, dal 19 gennaio 2018
Statistiche
[modifica | modifica wikitesto]La diocesi nel 2022 su una popolazione di 136.777 persone contava 128.000 battezzati, corrispondenti al 93,6% del totale.
anno | popolazione | presbiteri | diaconi | religiosi | parrocchie | ||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
battezzati | totale | % | numero | secolari | regolari | battezzati per presbitero | uomini | donne | |||
1950 | 179.800 | 180.000 | 99,9 | 344 | 285 | 59 | 522 | 50 | 230 | 147 | |
1959 | 173.750 | 174.000 | 99,9 | 286 | 259 | 27 | 607 | 27 | 218 | 145 | |
1970 | 164.103 | 164.530 | 99,7 | 255 | 215 | 40 | 643 | 43 | 641 | 150 | |
1980 | 150.500 | 151.100 | 99,6 | 194 | 166 | 28 | 775 | 1 | 34 | 435 | 152 |
1990 | 142.000 | 143.000 | 99,3 | 178 | 149 | 29 | 797 | 31 | 390 | 115 | |
1999 | 143.360 | 145.288 | 98,7 | 148 | 127 | 21 | 968 | 4 | 21 | 313 | 115 |
2000 | 143.200 | 145.120 | 98,7 | 151 | 124 | 27 | 948 | 4 | 29 | 315 | 115 |
2001 | 142.500 | 144.950 | 98,3 | 147 | 120 | 27 | 969 | 4 | 28 | 313 | 115 |
2002 | 141.450 | 145.830 | 97,0 | 144 | 117 | 27 | 982 | 4 | 28 | 308 | 115 |
2003 | 140.823 | 146.420 | 96,2 | 143 | 118 | 25 | 984 | 5 | 26 | 296 | 115 |
2004 | 141.506 | 145.488 | 97,3 | 145 | 116 | 29 | 975 | 5 | 30 | 344 | 115 |
2006 | 137.000 | 145.000 | 94,5 | 135 | 113 | 22 | 1.014 | 8 | 22 | 349 | 115 |
2012 | 144.600 | 152.000 | 95,1 | 101 | 93 | 8 | 1.431 | 16 | 8 | 351 | 115 |
2015 | 148.500 | 156.100 | 95,1 | 103 | 95 | 8 | 1.441 | 16 | 8 | 351 | 115 |
2018 | 139.000 | 145.270 | 95,7 | 101 | 83 | 18 | 1.376 | 21 | 18 | 200 | 115 |
2020 | 128.550 | 140.475 | 91,5 | 100 | 83 | 17 | 1.285 | 23 | 19 | 200 | 115 |
2022 | 128.000 | 136.777 | 93,6 | 93 | 76 | 17 | 1.376 | 20 | 18 | 156 | 115 |
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Basso, San Guido e i suoi predecessori nel dittico acquese, pp. 2-3.
- ^ Kehr, Italia pontificia, VI/2, p. 193.
- ^ Gian Battista Garbarino, Pievi, parrocchie e chiese rurali: cura d'anime e architettura religiosa in diocesi di Acqui tra X e XIII secolo, in «Arte e carte della diocesi di Acqui», Alessandria, 2006, pp. 124-152.
- ^ Kehr, Italia pontificia, VI/2, p. 192, nº 7.
- ^ Savio, Indice del Moriondo, Alessandria, 1900, p. 74, nº 413.
- ^ Can. P. Ravera, I vescovi della città di Acqui, Acqui Terme, 1998, p. 242.
- ^ Alberto Casella, Cadetti della Real Casa, feudatari del Papa e dell’Imperatore, principi - vescovi. Il titolo di principe in Piemonte (seconda parte), in Rivista del Collegio Araldico, anno CXIX, 2 (dicembre 2022), pp. 95-96.
- ^ Dal sito Beweb online.
- ^ Testo del breve pubblicato in edizione latina e traduzione francese in: Bulletin des lois de l'Empire français, quarta serie, tomo terzo, pp. 58-69. A seguire la lettera esecutoria del cardinale Caprara (pp. 69-92), con la quale vengono definiti ed elencati i borghi e i paesi appartenenti a ciascuna delle diocesi piemontesi superstiti.
- ^ (LA) Bolla Beati Petri, Bullarii Romani continuatio, vol. XIV, Romae, 1849, pp. 344-358.
- ^ Basso, San Guido e i suoi predecessori nel dittico acquese, p. 1 e nota 4. Il testo del dittico in: Savio, Gli antichi vescovi d'Italia. Il Piemonte, pp. 10-11.
- ^ Charles Pietri, Luce Pietri (ed.), Prosopographie chrétienne du Bas-Empire. 2. Prosopographie de l'Italie chrétienne (313-604), École française de Rome, vol. II, Roma, 2000, p. 2388. Ditarius sarebbe solo la parte finale del nome del vescovo, poiché la lapide è monca nel punto in cui si trova il suo nome.
- ^ I vescovi Sedaldo e Primo sono esclusi da Gams, Lanzoni e Savio: Sedaldo corrisponderebbe al vescovo aquense del IX secolo; Primo è posto dopo Sedaldo da autori locali «senza addurre alcuna prova» (Lanzoni); inoltre un Primo è documentato tra X e XI secolo.
- ^ Documentato nelle sottoscrizioni del concilio romano del 680.
- ^ Il vescovo Tito, ammesso da autori locali, è escluso da Savio perché non documentato da prove certe.
- ^ Il dittico di Acqui pone un vescovo di nome Badone dopo Sedaldo. Secondo Basso (p. 1) si tratterebbe di un errore di trascrizione di Gregorio Pedrocca, che ha trascritto il nome di questo vescovo dopo Sedaldo, mentre probabilmente, nella pergamena originale, si trovava prima di Sedaldo; ed è da identificare con il Bodone documentato da febbraio 876 a maggio 891. Dello stesso parere Savio (p. 24). Nelle cronotassi tradizionali vengono inseriti entrambi i nomi: il vescovo storicamente documentato, prima di Sedaldo; e quello menzionato nel dittico, dopo Sedaldo.
- ^ Restaldo è menzionato anche in un altro documento databile fra il 931 e il 947. Basso, San Guido e i suoi predecessori nel dittico acquese, p. 2.
- ^ Alcuni autori affermano che durante il periodo di sede vacante, la diocesi fu amministrata da Opizzone di Lodi; secondo Savio (p. 33) non vi sono prove a sostegno di questa affermazione.
- ^ Secondo Savio e Schwartz, non è chiaro se, nella sua lettera del 3 novembre 1079, papa Gregorio VII si riferisse ad Alberto, ancora vescovo eletto in quell'anno, o al suo successore.
- ^ Nel concilio provinciale milanese del 1º dicembre 1135, gli atti riportano il vescovo Amizone, inserito nella cronotassi di Acqui; Savio e Schwartz ritengono che si tratti di un errore per Azzone.
Secondo molti autori Azzone fu trasferito nel 1135 alla sede di Vercelli; tuttavia secondo Savio ciò non sarebbe possibile, perché a Vercelli è documentata la presenza di Gisolfo fin dal 9 marzo 1135. - ^ Di questo vescovo esiste un solo documento, non datato, ma ascrivibile a una data compresa tra il 1167 e il 1176 (Savio p. 40). Molti autori mettono come datazione generica circa 1170.
- ^ La prima attestazione storica di questo vescovo risale al 18 settembre 1241 (Savio, p. 44).
- ^ Il 27 novembre 1251 Alberto, che già in precedenza aveva dato le sue dimissioni dalla sede acquense, fu nominato amministratore della stessa sede (Savio e Eubel).
- ^ Alcuni autori, tra cui Ughelli e Gams, pongono nel 1266 un vescovo Guido, che per motivi cronologici deve essere cancellato dalla cronotassi (Savio).
- ^ In questo giorno è menzionato come vescovo eletto.
- ^ Sconosciuto a Savio, menzionato da Gams; morì prima della conferma pontificia.
- ^ Durante la vacanza della sede, la diocesi fu retta dal vicario capitolare Enrico di Locedio, menzionato la prima volta nel dicembre 1280 e ancora l'11 febbraio 1283 (Savio, pp. 46-47). Lo stesso Savio esclude perciò l'affermazione di Ughelli secondo il quale venne eletto vescovo il benedettino Gandolfo (1277-1282).
- ^ L'elezione di Oglerio determinò uno scisma diocesano. Infatti venne eletto direttamente dal papa; perciò il capitolo della cattedrale, che fino ad allora aveva esercitato il diritto di elezione, non lo accettò e gli contrappose il vescovo Ruzia. La causa fu portata dinanzi al metropolita di Milano ed era ancora in corso nel 1286 quando morì Ruzia. Al suo posto il capitolo elesse Guglielmo, menzionato in un documento dell'agosto 1288. La controversia impedì inoltre la consacrazione episcopale di Oglerio; infatti, quando sembrava tutto pronto per la consacrazione nel 1296, parte del capitolo si oppose nuovamente e invitò i vescovi consacranti a recedere dalle loro intenzioni «propter crimina et defectus» di Oglerio; nell'ultimo documento noto di Oglerio (novembre 1304) è chiamato ancora vescovo eletto.
In un documento di agosto 1287 si parla di un vescovo di Acqui di nome Ottone. Secondo Savio (p. 47) si tratterrebbe di un errore di qualche copista spiegabile col fatto che spesso i documenti dell'epoca riportavano solo l'iniziale del nome: per cui la O. di Oglerio sarebbe stata letta come Ottone.
L'elezione contrastata di Oglerio indusse papa Benedetto XI a nominare sua sponte l'arcidiacono di Liegi Ottobono del Carretto, il quale tuttavia non giunse mai ad Acqui e il 9 gennaio 1304 fu trasferito a Ferrara.
Resta assodato, secondo Savio, che Oglerio, episcopus electus, è documentato ininterrottamente dall'agosto 1283 alla fine del 1304. - ^ Savio, Indice del Moriondo, Alessandria, 1900, p. 167, nº 1024.
- ^ Secondo Eubel, Oddone e Ottobono sono la medesima persona. In realtà Ottobono è documentato come "vescovo eletto" il 1º agosto e il 16 novembre 1340 (Savio, Indice del Moriondo, Alessandria, 1900, p. 170, nº 1039 e 1040).
- ^ Secondo Eubel, la nomina di Giacomo fu motivata, nelle bolle pontificie, per la morte di Guido II. Gams inserisce i vescovi Evordo (1369) e Giovanni (1370) ignoti a Ughelli e a Eubel. Inoltre Oliviero Iozzi (pp. 199-208) documenta atti di governo del vescovo Guido II ininterrottamente dal 1343 al 1370, ponendo seri dubbi sull'esistenza Evordo e Giovanni.
- ^ Secondo Eubel e Gams, Beroaldo e Valentino sarebbe vescovi dell'obbedienza romana, mentre per lo Iozzi e Ughelli apparterrebbero all'obbedienza avignonese. I successivi vescovi Guido e Roberto sono citati solo da Gams come intrusi.
- ^ Circa i vescovi Scarampi e Bonifacio, Eubel riporta una cronologia non congruente: infatti Scarampi sarebbe trasferito a Belluno e Feltre il 9 aprile 1404, mentre Bonifacio gli succederebbe sulla cattedra di Acqui il 5 marzo 1403.
- ^ I vescovi Francesco Piccolpasso e Bernardo, che alcuni autori attribuiscono a questa sede, appartengono secondo Eubel alla diocesi di Dax in Francia.
- ^ Secondo Cappelletti morì nel 1534; tuttavia Eubel inserisce, nel 1528, Giovanni Vincenzo Carafa.
- ^ (FR) P. De Ram, Nonciature de Pierre Vander Vorst d'Anvers, in Mémoires de l'Académie royale des sciences, t. XII, Bruxelles, 1839, pp. 1-81 (parte finale della raccolta di saggi, ognuno con una propria numerazione di pagine).
- ^ Nominato dal re, non ottenne la conferma papale per la prematura morte.
- ^ Durante la sede vacante, fu vicario capitolare Giovanni Francesco Toppia (1810 - 1817).
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Acqui, in Catholic Encyclopedia, New York, Encyclopedia Press, 1913.
- (LA) Ferdinando Ughelli, Italia sacra, vol. IV, seconda edizione, Venezia, 1719, coll. 326-331
- Giuseppe Cappelletti, Le Chiese d'Italia dalla loro origine sino ai nostri giorni, Venezia, 1858, vol. XIV, pp. 133–158
- Oliviero Iozzi, Piemonte sacro. Storia della Chiesa e dei Vescovi di Acqui, Acqui, 1880
- Fedele Savio, Gli antichi vescovi d'Italia. Il Piemonte, Torino, 1898, pp. 9–48
- (DE) Gerhard Schwartz, Die besetzung der bistümer Reichsitaliens unter den sächsischen und salischen kaisern : mit den listen der bischöfe, 951-1122, Leipzig-Berlin, 1913, pp. 87–90
- (LA) Paul Fridolin Kehr, Italia Pontificia, VI/2, Berolini, 1914, pp. 190–199
- Francesco Lanzoni, Le diocesi d'Italia dalle origini al principio del secolo VII (an. 604), vol. II, Faenza, 1927, pp. 828–829
- Enrico Basso, San Guido e i suoi predecessori nel dittico acquese, in «Il tempo di san Guido Vescovo e Signore di Acqui. Atti del convegno di studi, Acqui Terme, 9-10 settembre 1995), a cura di G. Sergi - G. Carità, Acqui, 2003, pp. 147–157 [pp. 1–8 nell'edizione online]
- (LA) Pius Bonifacius Gams, Series episcoporum Ecclesiae Catholicae, Graz, 1957, pp. 808–809
- (LA) Konrad Eubel, Hierarchia Catholica Medii Aevi, vol. 1, pp. 97–98; vol. 2, p. 91; vol. 3, p. 113; vol. 4, p. 89; vol. 5, p. 93; vol. 6, p. 93
- Archivio Vescovile, I Vescovi della Chiesa di Acqui dalle origini al XX secolo. con cenni storici sulla comunità cristiana ed il territorio diocesano, a cura di Pompeo Ravera, Giovanni Tasca, Vittorio Rapetti, Acqui T., 1997, pp. 1-490
- Vittorio Rapetti, Momenti di storia della diocesi di Acqui. Dalle origini ai giorni nostri (IV-XX secolo), pref. di mons. Luigi Testore, Acqui T., 2019, pp. 1-110
- Teresio Gaino, Il Vescovo Guido in Acqui medievale, pref. di mons. Pier Giorgio Micchiardi, Acqui T., 2003 (2).
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
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Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Annuario pontificio del 2023 e precedenti, in (EN) David Cheney, Diocesi di Acqui, su Catholic-Hierarchy.org.
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- (EN) Diocesi di Acqui, su GCatholic.org.
- Diocesi di Acqui su BeWeB - Beni ecclesiastici in web
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