Sylva Koscina

Foto di scena di Sylva Koscina in L'assoluto naturale (1969)

Sylva Koscina (Zagabria, 22 agosto 1933[1]Roma, 26 dicembre 1994) è stata un'attrice e modella jugoslava naturalizzata italiana. Attiva per quasi quarant'anni, conobbe un grande successo per l'avvenenza, grazie alla quale rappresentò la sublimazione della trasgressione extraconiugale tipica della commedia all'italiana, anche se in seguito ebbe modo di mettersi in luce e rivelare qualità anche in ruoli drammatici.

Di origine croata, era nata nell'allora Regno di Jugoslavia.[1][2][3][4][n 1] Da adolescente si trasferì in Italia durante la seconda guerra mondiale, seguendo la sorella sposata con un italiano.[7][8] Mentre seguiva i corsi per la laurea in fisica all'Università degli Studi di Napoli Federico II, alloggiando in un convitto di suore e facendo una vita ritirata, le fu chiesto di consegnare i fiori al vincitore della tappa napoletana del Giro d'Italia 1954. Tra il pubblico c'era Eduardo De Filippo, che la notò e che pensò di affidarle un piccolo ruolo nel film Questi fantasmi che stava per girare. La cosa non si concretizzò, ma le si aprirono le porte del cinema con una piccola parte al fianco di Totò in Siamo uomini o caporali (1955) di Camillo Mastrocinque. Il suo primo ruolo importante arrivò con il personaggio di Giulia Marcocci in Il ferroviere (1956), interpretato e diretto da Pietro Germi.

Sylva Koscina nel 1957 circa

A inizio carriera fu anche modella per gli stilisti Roberto Capucci,[9] Vincenzo Ferdinandi[10] e Emilio Schuberth. Attraente, prosperosa e fotogenica, la Koscina comparve in molte pellicole prodotte tra gli anni cinquanta e ottanta, lavorando spesso accanto a noti attori, primi tra tutti Alberto Sordi, Nino Manfredi e Ugo Tognazzi. Uno dei suoi più grandi successi lo ottenne proprio accanto a Sordi in Ladro lui, ladra lei (1958) di Luigi Zampa, continuando la propria ascesa con Giovani mariti (1958) di Mauro Bolognini e Mogli pericolose (1959) di Luigi Comencini. Fu al fianco anche di Steve Reeves in Le fatiche di Ercole (1957) ed Ercole e la regina di Lidia (1958), entrambi diretti da Pietro Francisci. Nel 1958 affiancò ancora Totò in Totò a Parigi di Camillo Mastrocinque e Totò nella luna di Steno.

Negli anni sessanta partecipò - oltre che allo sceneggiato televisivo I Giacobini (1962) - al film drammatico Il sicario (1960) di Damiano Damiani, ma ottenne la notorietà soprattutto nelle commedie, come Crimen (1960) di Mario Camerini, Il vigile (1960) di Luigi Zampa (in cui, accanto ad Alberto Sordi, gioca a interpretare sé stessa), Mariti in pericolo (1961) di Mauro Morassi, Copacabana Palace (1962) di Steno, Le monachine (1963) di Luciano Salce, Se permettete parliamo di donne (1964) di Ettore Scola e altre ancora. Nel 1964 fu scelta da Federico Fellini per la parte di una delle sorelle della protagonista (Giulietta Masina) in Giulietta degli spiriti. In quegli anni prese parte anche a due film di produzione britannica, Troppo caldo per giugno (1964) e Più micidiale del maschio (1967), entrambi diretti da Ralph Thomas, in cui affiancò rispettivamente Dirk Bogarde e Richard Johnson. Nel 1963 era stata presa in considerazione per il ruolo di Tatiana Romanova in A 007, dalla Russia con amore di Terence Young, poi assegnato a Daniela Bianchi.

Come altre note attrici italiane degli anni sessanta, la Koscina venne ingaggiata per girare alcune pellicole a Hollywood. Per l'occasione, nel 1967 fu lanciata con un'audace campagna stampa, che culminò nel maggio di quell'anno con la pubblicazione di un servizio fotografico su Playboy in cui posava a seno nudo: negli Stati Uniti ebbe come partner David McCallum in Tre morsi nella mela (1967) di Alvin Ganzer, Kirk Douglas in Jim l'irresistibile detective (1968) di David Lowell Rich e Paul Newman in Guerra, amore e fuga (1968) di Jack Smight, film che non ebbero successo. Tornata in Europa, nel 1969 interpretò il ruolo di una giovane eroina partigiana jugoslava nel film La battaglia della Neretva di Veljko Bulajić, accanto a Yul Brynner, Sergej Fëdorovič Bondarčuk e Orson Welles. In quegli anni continuò a girare molti film in Italia. Celebre e ironica la partecipazione, nel ruolo di sé stessa, in Vedo nudo (1969) di Dino Risi, con protagonista Nino Manfredi. Sempre nel 1969 recitò accanto a Laurence Harvey e Isa Miranda in L'assoluto naturale di Mauro Bolognini. Nel 1970 fu chiamata da Marcello Fondato, con cui aveva già lavorato nel 1967, per affiancare Monica Vitti nella commedia Ninì Tirabusciò, la donna che inventò la mossa. Nello stesso anno, subentrando a Sophia Loren, recitò con Rock Hudson nella coproduzione italo-americana I lupi attaccano in branco di Phil Karlson e Franco Cirino. Era una dichiarata ammiratrice di Tito, che nel corso degli anni settanta la ospitò spesso nell'isola di Brioni insieme ad altri attori.

Sylva Koscina tra Villaggio e Bongiorno, durante il Festival di Sanremo 1972

Popolare anche in ambito televisivo, fu conduttrice con Mike Bongiorno e Paolo Villaggio del Festival di Sanremo 1972. Negli anni settanta prese parte a numerosi film di genere, dal thriller erotico alla commedia sexy boccaccesca, dal poliziottesco all'horror come nei film cult Lisa e il diavolo (1972) di Mario Bava, 7 scialli di seta gialla (1972) di Sergio Pastore, La mala ordina (1972) di Fernando Di Leo, La casa dell'esorcismo (1974) (rimontaggio del film Lisa e il diavolo voluto dal produttore Alfredo Leone), e negli anni ottanta a numerose commedie campioni d'incassi come Asso (1981) di Castellano e Pipolo, Questo e quello (1983) di Sergio Corbucci, Mani di fata (1983) di Steno e Rimini Rimini (1987) di Sergio Corbucci. Dal 1989 al 1992 è stata anche testimonial delle pelliccerie "Mec & Gregory's" con numerosi spot televisivi. Negli anni novanta prese parte soltanto a due film a causa dell'aggravarsi della sua malattia: Ricky & Barabba, con Christian De Sica (anche regista) e Renato Pozzetto (1992), e C'è Kim Novak al telefono (1993), il suo ultimo film.

A partire dai primi anni sessanta investì i guadagni in una lussuosa villa a Marino con arredi del XVI secolo e dipinti artistici,[11] che tuttavia, in seguito a un'inchiesta per evasione fiscale, fu costretta a vendere nel 1976. In quegli anni convisse e si sposò con il produttore Raimondo Castelli, ma nel 1967 il matrimonio fu annullato per la riconosciuta bigamia di Castelli.[8][12]

Sylva Koscina morì il 26 dicembre 1994, a 61 anni, per le conseguenze di un tumore al seno:[7][8] il funerale ebbe luogo il 28 dicembre nella Chiesa degli artisti in piazza del Popolo; è sepolta nella tomba di famiglia al cimitero di Prima Porta a Roma.

Sylva Koscina e Edoardo Nevola ne Il ferroviere

Partecipò inoltre a numerose edizioni della rubrica pubblicitaria televisiva Carosello[13]:

Riconoscimenti

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  • Laurel Awards
    • 1967 – Candidatura al nuovo volto femminile (7º posto)

Doppiatrici italiane

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  • Maria Pia Di Meo in I fidanzati della morte, Le fatiche di Ercole, Ercole e la regina di Lidia (dialoghi), Racconti d'estate, Totò nella luna, Totò a Parigi, Psicanalista per signora, Tempi duri per i vampiri, Femmine di lusso, L'assedio di Siracusa, Mariti in pericolo, Il triangolo circolare, Amore in 4 dimensioni, Guerra, amore e fuga, Justine, ovvero le disavventure della virtù
  • Fiorella Betti in Giovani mariti, Ladro lui, ladra lei, Le massaggiatrici, Il sesso del diavolo, Jim l'irresistibile detective, Lisa e il diavolo (La casa dell'esorcismo)
  • Gabriella Genta in Femmine tre volte, Guendalina, Le pillole di Ercole, Genitori in blue-jeans, La mala ordina, Troppo caldo per giugno
  • Benita Martini in Il morbidone, Thrilling, Corpo a corpo, Made in Italy
  • Rita Savagnone in Le monachine, La calata dei barbari, Sette scialli di seta gialla
  • Lydia Simoneschi in Il ferroviere, La Gerusalemme liberata
  • Clara Bindi in La nonna Sabella, La nipote Sabella
  • Luisella Visconti in Cyrano e D'Artagnan, Se permette parliamo di donne
  • Melina Martello in La battaglia della Neretva, La colomba non deve volare
  • Vittoria Febbi in Delitto d'autore, Unica traccia un paio di scarpe n° 32 (Qualcuno ha visto uccidere)
  • Anna Miserocchi in Michele Strogoff
  • Marisa Del Frate in Ercole e la regina di Lidia (canto)
  • Wanda Tettoni in Poveri milionari
  • Dhia Cristiani in L'uomo dalla maschera di ferro
  • Solvejg D'Assunta in Homo Eroticus
  • Mirella Pace in Rivelazioni di un maniaco sessuale al capo della squadra mobile
Annotazioni
  1. ^ Secondo alcune fonti croate il suo vero nome sarebbe Silva (o Sylvia) Košćina.[5][6]
Fonti
  1. ^ a b Enrico Lancia e Roberto Poppi, Le attrici. Dal 1930 ai giorni nostri, Gremese Editore, 2003, p. 190.
  2. ^ Enrico Giacovelli, Un secolo di cinema italiano: 1900-1999, Lindau, 2002, p. 277. URL consultato il 1º dicembre 2017.
    «Nome d'arte di Sylva Koskinon, attrice nata in Croazia ma di formazione italiana»
  3. ^ Alain Elkann, Interviste 1989-2000, Bompiani Overlook, 2000, p. 359, ISBN 9788845243387.
    «Intervistata da Elkann disse: "Pur essendo nata a Zagabria mi considero iugoslava, anche se la Iugoslavia è costituita da gruppi etnici diversi e con religioni diverse".»
  4. ^ Enrico Lancia e Fabio Melelli, Le straniere del nostro cinema, Gremese Editore, 2005, p. 119, ISBN 9788884403506. URL consultato il 1º dicembre 2017.
    «Sylva Koscina ha origini slave, essendo nata a Zagabria.»
  5. ^ (HR) KOSCINA, Sylva, su hbl.lzmk.hr. URL consultato il 23 dicembre 2021.
  6. ^ (HR) Koscina, Sylva, su enciklopedija.hr. URL consultato il 23 dicembre 2021.
  7. ^ a b Wolfgang Achtner, Obituaries: Sylva Koscina, in The Independent, 31 dicembre 1994. URL consultato il 1º maggio 2008.
  8. ^ a b c (EN) Lee Pfeiffer e Dave Worrall, Cinema Sex Sirens, Omnibus Press, 29 novembre 2011, ISBN 9780857127259. URL consultato il 1º dicembre 2017.
  9. ^ Sylva Koscina con un abito da sera di Roberto Capucci (JPG), su i.pinimg.com.
  10. ^ Sylva Koscina indossa un cappotto di Vincenzo Ferdinandi (JPG), su i.pinimg.com.
  11. ^ Koscina, o il primato del corpo, su ricerca.repubblica.it. URL consultato il 2 dicembre 2017.
  12. ^ Enrico Lancia, Le attrici: dal 1930 ai giorni nostri, Gremese Editore, 2003, ISBN 9788884402141. URL consultato il 2 dicembre 2017.
  13. ^ Marco Giusti, Il Grande libro di Carosello, Milano, Sperling & Kupfer, II edizione, ISBN 88-200-2080-7

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